Regia di Rodrigo Moreno vedi scheda film
Los delincuentes di Rodrigo Moreno non è formalmente El Pampero ma tutta la gioia narrativa de El Pampero vibra nei suoi doppi, nei suoi scarti più ludici, nella sua lunga durata; anche e soprattutto, nella scommessa di ambientarsi in due momenti cronologicamente distanti nel tempo, 3 anni che corrugano e modificano realmente i corpi dei protagonisti. È una scommessa, dunque, come Trenque Lauquen e La Flor, e far invecchiare davvero i personaggi in queste durate che cristallizzano interi blocchi di tempo, a concedere un procedere naturale alle cose (Laura Citarella insegnò, alla masterclass per il Sicilia Queer filmfest nel 2023), è una dichiarazione d’intenti: nei film di questi signori argentini, l’effetto speciale reale è la dissolvenza, il movimento di camera (tutti, come in un campionario, tranne forse il movimento in asse), le soluzioni di montaggio, le più magiche dissolvenze incrociate del 2023. Non certo il trucco, la “finzione”. Anche perché altrimenti cosa sta “fingendo” il film di Rodrigo Moreno? Il mistero si scioglie - come in Trenque Lauquen - in un perdersi arcadico e quasi western; le azioni si ripetono senza scopo esterno allo scherzo del destino; le azioni hanno conseguenze relative, e loro stesse appaiono e scompaiono.
Dunque è tutta questione di narratologia. Non cerebrale, ma gioiosa, borgesiana, con nomi che sono tutti anagrammi, flashback che diventano “altre versioni della realtà”, rilievi bressoniani che scherzano su loro stessi, lasciando il bottino (l'argent) in mezzo a una collina intoccato, come se nel finale di Greed di von Stroheim McTeague non rimanesse solo e immobilizzato nel deserto col suo tesoro, ma si dimenticasse il perché l’ha preso in precedenza, e ci trottasse attorno col suo cavallo.
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