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Perfect Days

Regia di Wim Wenders vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Perfect Days

di tobanis
8 stelle

Uno spaccato di vita, affascinante.

Il protagonista vive a Tokyo e pulisce i cessi pubblici della città (che peraltro sono spesso architettonicamente sorprendenti). Detta così, che aggiungere? Lui si dedica a tale lavoro con cura maniacale, dedizione, pure passione, se vogliamo, dato che pare che alcuni attrezzi li faccia da sé; certamente con assoluta competenza, degna di un hotel a 5 stelle. E’ una persona molto metodica, estremamente metodica, ogni giornata si svolge uguale alle altre, e anche le sue domeniche sono simili alle altre. Non ha una tv, non sente la radio; sente solo ottima musica in macchina, legge molto, fa foto analogiche, che poi scarta o conserva con ordine, a seconda di come sono venute. Ha passione per gli alberi, e le piantine in genere. E’ una persona felice? Certamente sì, se la felicità è assenza di desiderio. Altro non vuole e dunque direi che è molto felice; spesso sorride. Il film è questo, molto non tradizionale: non c’è un inizio, una fine, e qualcosa in mezzo. Non c’è una storia da raccontare, ma uno spaccato di vita, un po’ come nel film Paterson, di Jim Jarmusch (questo invece è un film di Wim Wenders). Il protagonista ovviamente entra poi in contatto con altri personaggi: il suo collega, un po’ squilibrato, la fidanzata dello stesso; un disabile affezionato al collega; la propria sorella e la sua figlia, dunque sua nipote; la signora da cui va a mangiare la domenica, il di lei ex marito. Ragionando, ma sarà già stato detto, tutte queste altre figure non sono felici, o hanno qualcosa che non va. Il suo collega poi si licenzia, la di lui fidanzata è in crisi, il disabile non trova più questo tizio con cui giocare; la sorella del protagonista, pure ricchissima, è infelice; sua figlia pure, e scappa di casa, andando dallo zio; la signora del ristorante è probabilmente ancora innamorata del suo ex marito, che peraltro ora è malato terminale. Per tutti questi, il protagonista ha parole di conforto e compassione, e davanti a loro scompare il fatto che lui pulisca cessi: rimane solo il fatto che lui è a posto e loro hanno invece problemi vari. Il film, ovviamente d’essai, è stato un fenomeno del passaparola, arrivando al secondo posto in Italia negli incassi settimanali, cosa quasi incredibile. Una nota per la bravura del protagonista, per lo sfondo (Tokyo), per la colonna sonora, assente se non per le canzoni top che sente il protagonista, in cassetta, e anche per i sogni, tutti in bianco e nero, quasi come se la realtà, per lui, fosse molto meglio dei sogni stessi. Il film doveva essere in origine un documentario sui bagni pubblici, ma così direi che è molto meglio. Critica e pubblico entusiasti, il film partecipò a Cannes dove il protagonista (Koji Yakusho, volto visto già altre volte) vinse come migliore attore. Partecipò anche all’Oscar come migliore film straniero, ma senza fortuna. Per me un film da 7,5.

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