Regia di Todd Haynes vedi scheda film
Un dramma psicologico dalle risonanze emotive inquietanti questo "May December", nuova prova registica di quel Todd Haynes che già da anni risulta uno dei migliori registi indipendenti americani, autore con un percorso originale che ha toccato il suo punto più alto probabilmente con "Lontano dal paradiso".
Qui abbiamo un'attrice che nella città di Savannah in Georgia incontra Gracie, una donna che anni prima aveva suscitato scandalo ed era stata arrestata per essersi messa con un tredicenne, e su cui adesso si vuole girare un film. L'incontro all'inizio sarà gradevole, ma poi risulterà sempre più destabilizzante e porterà a galla tensioni di un vissuto familiare che ancora risulta difficile da assimilare per i diretti interessati e per la comunità nella quale vivono. Si tratta di un melodramma al femminile, un confronto/scontro fra una donna che si ostina a vivere una normalità solo apparente e vuole comunicare questa idea di normalità anche all'esterno, quasi "recitando", e un'attrice che della recitazione ha fatto la propria arma a livello di comunicazione, ma che qui sembra quasi un detective che vuole scoprire particolari di un puzzle che invece Gracie vuole tenere per sé.
La sceneggiatura di Samy Burch è insolitamente ricca di notazioni psicologiche e caratterizza con estrema accuratezza i personaggi, tanto da aver meritato una nomination all'Oscar; la regia di Haynes la serve con la consueta padronanza tecnica e attenzione al dettaglio, nonché con una direzione di attori eccellente, che trae il massimo soprattutto da una Natalie Portman, qui impegnata anche come produttrice, che trasmette allo spettatore una costante sensazione di spaesamento, una discesa nell'abisso della rimozione che il suo personaggio deve indagare per poter restituire su un set, e qui l'attrice è particolarmente sensibile nella restituzione degli stati d'animo richiesti dallo script.
Julianne Moore continua ad assolvere con bravura al suo ruolo di musa prediletta ed icona del regista, con almeno due o tre scene di forte resa attoriale, per quanto in questo contesto risulti meno "sorprendente" della collega, ma molto bravo anche Charles Melton nella parte del marito, un ruolo che presentava difficoltà notevoli che l'attore ha saputo aggirare con talento.
È un peccato che una pellicola densa e stratificata come questa sia stata rifiutata dal pubblico, con un incasso di soli 4 milioni di dollari, anche se forse su questa cifra così bassa va ad influire la distribuzione Netflix negli Stati Uniti; resta un film che per gli amanti del cinema "impegnato" non si dovrebbe mancare. Voto 8/10
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