Regia di Aki Kaurismäki vedi scheda film
CIAK MI GIRANO LE CRITICHE DI DIOMEDE917: FOGLIE AL VENTO
Aki Kaurismaki torna a Cannes dopo più di 10 anni e lo fa con una storia piccolissima su come l’amore possa salvare e dare un senso alla nostra vita.
In soli 81 minuti condensa poesia e disperazione con un alto tasso di cinematografia.
La radio parla solo della situazione politica, dei morti che la guerra in Ucraina sta facendo e della tragedia di Mariupol.
Se il mondo fuori dalla Finlandia è in declino, quello che si vive nello stato scandinavo è ancora peggio.
Ansa e Holappa sono due anime in balia del precariato non solo affettivo ma soprattutto lavorativo.
Lei viene licenziata dal supermercato dove lavora perché ha preso del cibo scaduto da portare a casa, poi si ritrova senza lavoro perché il pub dove lavora come aiuto cuoca chiude per spaccio e infine diventa operaia che si spacca la schiena più di un uomo.
Lui è dentro il circolo vizioso di alcool e depressione. Beve perché è depresso ed è depresso perché beve pur mantenendo inalterato il suo senso dell’umorismo nordico. Anche lui viene licenziato per un incidente sul lavoro dipeso dal suo alcolismo e per niente tutelato dal proprio datore di lavoro che comunque lo fa lavorare in un ambiente a sicurezza zero.
E nonostante queste premesse, Kaurismaki decide di raccontare il percorso di queste due anime belle in cerca d’amore. Un percorso di redenzione e salvezza.
Il loro mondo e le loro tappe d’incontro sono contrassegnati dalla colonna sonora della musica finlandese. Canzoni tristissime che raccontano le difficoltà ad amare.
Il vero punto di forza di Foglie al Vento è che Aki Kaurismaki decide di rendere visibile la storia d’amore di due personaggi invisibili.
Nonostante la loro vita di merda noi gli vogliamo bene, ci affezioniamo a questa donna la cui vita è stata segnata dalla sua famiglia scomparsa per colpa dell’alcolismo che chiede come prova d’amore al suo amato proprio di far sparire la bottiglia dalla loro vita.
E ci affezioniamo a questo sfigato che perde subito il numero di telefono della sua amata e che decide di andare contro il suo destino pur di concedersi un’ultima possibilità per amare.
E in questa Finlandia fatta di tremendi Karaoke, Kaurismaki ci mette tanta ma tanta cinefilia.
Le nostre “Foglie al vento” si entusiasmano per I morti non muoiono di Jim Jarmush (un omaggio ad un artista che ha molti ma moltissimi punti in comune con Kaurismaki), i cinefili che frequentano il cinema lo paragonano addirittura a Diario di un curato di campagna di Bresson e Band à part di Godard, nei pub ci sono i manifesti di Rocco e i suoi fratelli di Luchino Visconti e la stessa Ansa chiamerà un cane abbandonato (altro invisibile sociale) Chaplin regalandosi un finale degno dei vagabondi tanto cari a Charlie Chaplin.
In un mondo fatto di guerre, disagio sociale e precariato lavorativo questo film risulta un autentico colpo al cuore, una boccata d’ossigeno in una realtà fortemente inquinata come la nostra.
E nonostante non abbiamo davanti Julia Roberts e Richard Gere ma i volti e i fisici segnati dalla vita di Alma Pöysti e Jussi Vatanen, io esco dal cinema sognante che alla fine la nostra anima sarà salvata dall’amore.
E che soprattutto delle persone ipernormali come noi si meritano un amore bello e vero da essere vissuto fino all’ultimo respiro.
Voto 8
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