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Foglie al vento

Regia di Aki Kaurismäki vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Foglie al vento

di laulilla
10 stelle

È un gran bel film, e ce lo si aspetta sempre un bel film da Aki Kaurismaki, il poeta del cinema. Questo è, se possibile, ancor più bello.

 

La poesia dei suoi capolavori nasce dalla durezza delle situazioni di cui ci rende partecipi: anche qui l’avvio ci immerge subito nella disperata solitudine di tre donne – tre colleghe di un grande emporio in cui si vendono cibi a basso costo e di infima qualità, per lo più scaduti.

Le tre colleghe sono all’ultimo giorno di lavoro: una di esse, Ansa (Alma Pöysti) è licenziata, alla fine di una faticosa giornata: nella sua borsa viene trovato un panino ormai invendibile, che potrebbe servire per la cena dei poveri di cui si prende cura; le colleghe la seguono per solidarietà. In realtà nessuna di loro vuole mangiare: Ansa torna a casa, accende la radio e subito la spegne: le drammatiche notizie della guerra in Ucraina si susseguono, ma per lei sono prive di interesse. Si rivedranno più tardi, in un locale di Karaoke: lì era anche Holappa (Jussi Vatanen), un muratore che vorrebbe diventare cantante…


Non tutti i poveri, nella ricca Finlandia, sono affamati e derelitti: sono per lo più insoddisfatti e soli.

Questa è la condizione disperata e rischiosa di Holappa: la sua solitudine è nel cuore e rassomiglia a uno stato depressivo; la ricerca di un partner, dell’amore che potrebbe finalmente sciogliere il muro di ghiaccio che ha frapposto tra sé e il mondo, non lo salva dall’alcol, nè dal degrado. 

 

Dopo un fugace scambio di occhiate, quella sera, per puro caso Ansa e Holappa si rivedono in una squallida birreria dove lei - senza contratto e con l’intesa che avrebbe ricevuto la paga solo il lunedì successivo - è stata “assunta” da una sorta di negriero per lavare i bicchieri e i piatti, accumulatisi da tempo.
Holappa – sfuggito alla polizia che vorrebbe arrestarlo – le offre un caffè; insieme vedranno un film di zombi (Solo gli amanti sopravvivono di Jim Jarmush) in una sala, al cui ingresso fanno bella mostra di sè alcune locandine evocative dei registi – e delle opere – più amati da Kaurismaki: Godard, David Lean (Breve incontro), nonché il grande Chaplin nei panni di Calvero.


I due sembrano innamorati, ma una serie di avversità, apparentemente casuali – ahimé le bevute alcoliche di Holappa! – impediscono loro di rivedersi.  

Sarebbe stata lei cercarlo, troppo tardi forse per salvarlo dalle paranoie autodistruttive che ne stavano ipotecando il futuro.

Avrebbe rinunciato a lui e riversato il suo amore su una cagnolina randagia:  questa era stata la sua scelta.

Quanto definitiva lo scoprirà chi vedrà questo film meraviglioso, aperto alla speranza nonostante tutto!

È sempre possibile per Kaurismaki, guardare avanti, medicare le ferite dell’anima, uscire dall’ottusità comatosa e ritrovare, con l’aiuto paziente di chi ci ama, la forza per ricominciare!

Anche per noi, tutti presi dalle insensate guerre dei nostri simili, avviene il miracolo: usciamo dalla sala con un senso di ritrovata e gioiosa libertà e con l’amore per questo grande regista che ci ha fatto ancora una volta sognare, con il suo bel cinema dolce e amaro, con le belle musiche, con i versi di Prevert, in una parola, con la pura poesia di quest’opera.

 

E il gelo del cuore si sfa...

 

____________

Meritatissimo il Premio della giuria a Cannes, quest'anno, sebbene tutti si aspettassero la Palma d'oro.

I film bellissimi forse erano davvero troppi...

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