Regia di Jonathan Glazer vedi scheda film
Rudolf (Christian Friedel) e Hedwig (Sandra Hüller), insieme a una efficiente servitù, vivono in una bella casa isolata con un giardino pieno di fiori, dove i loro figli possono giocare indisturbati. Lei si occupa delle faccende domestiche, mostra alla madre la sua bella dimora, senza riuscire a celare l’orgoglio per quello che lei e suo marito sono riusciti ad ottenere. Lui è un nazista, che riveste il ruolo di capo nel campo di Auschwitz proprio a ridosso della sua splendida casa.
Come è stato detto più volte, La linea d’interesse riflette sulla cosiddetta “banalità del male”, concetto peraltro noto a chi si occupa della storia del Nazismo, basti penare al famoso libro di Hannah Arendt, che porta proprio questo titolo e narra la storia del gerarca nazista incaricato di deportare gli ebrei dai paesi stranieri, uomo mediocre da tutti i punti di vista, ma appunto incarnazione del male assoluto. Il film di Jonathan Glazer gioca felicemente su questo concetto, mostrandone le angoscianti contraddizioni: Rudolf è un amorevole padre di famiglia, è gentile con sua moglie, porta i figli a giocare, abbraccia il suo cavallo al quale è molto affezionato, poi, come se nulla fosse, discute della progettazione dei forni in cui verranno sterminate migliaia di persone. Ed è per questo che la vita normale con la sua famiglia, si mischia in ogni istante a una follia inconsapevole, perfettamente amalgamata a questa presunta normalità: mentre i bambini scorrazzano per casa, mentre Hedwig segue insieme alle cameriere le faccende domestiche, si sentono le urla e le atrocità provenire dal campo di concentramento, che però i protagonisti non avvertono: è solo lo spettatore a rimanere sconvolto. La vicenda in alcuni snodi non si rivela fino in fondo, e proprio per questo appare ancora più inquietante: la madre di Hedwig scappa dalla casa della figlia lasciando una lettera che non viene letta, Rudolf si trova in una stanza con una mesta sconosciuta e poi va a lavarsi le parti intime (ha approfittato di lei?); e nel finale inizia a soffrire di vomito: il suo corpo sta interiorizzando e metabolizzando quell’orrore di cui egli stesso non sembra rendersi conto.
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