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La zona d'interesse

Regia di Jonathan Glazer vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su La zona d'interesse

di axe
7 stelle

Anni centrali della Seconda Guerra Mondiale. Le forze dell'Asse hanno perso l'iniziativa sui campi di battaglia, ma la "macchina dello sterminio" nazista cammina a pieno ritmo. Presso il lager di Auschwitz giungono convogli carichi di esseri umani, da uccidere immediatamente o dopo averli sfruttati fino allo sfinimento nelle industrie sorte nei pressi. Il responsabile del campo, l'ufficiale SS Rudolf Hoss, gestisce le operazioni con efficienza e spietata razionalità, trovando contemporaneamente tempo per dedicarsi alla famiglia, alloggiata presso una magione posta ai margini del lager, all'interno dell'area denominata "Zona D'Interesse". Qui la moglie Hedwig cura la casa ed il giardino, cercando perfezione in ogni dettaglio. Il "valore" di Hoss è riconosciuto ad alti livelli; è dunque inviato presso altri campi per replicare il modello "Auschwitz"; ottiene, su richiesa di Hedwig, che la donna rimanga prezzo la "Zona D'Interesse" insieme ai figli. L'uomo è infine assegnato nuovamente al complesso di Auschwitz, al fine di gestire il prossimo arrivo di centinaia di migliaia di ebrei ungheresi. Il regista britannico Jonathan Glazer dirige un film sull'Olocausto il cui senso è sintetizzabile nella locuzione "la banalità del male". I riflettori sono puntati sugli aguzzini, o, meglio, sui loro capi ed intermediari. Rudolf Hoss, della lugubre efficienza del campo di sterminio di Auschwitz, non si "sporca gli stivali" entrando nel lager; egli ne rimane ai margini, fisicamente distante, ma, per tutto il resto ... presente. Detta ordini per telefono; cura i rapporti con tecnici e fornitori, gestisce il "materiale umano", come farebbe un buon "capitano d'industria". Nonostante il suo impegno, non trascura la famiglia. Si prende cura della moglie garantendole sostentamento, autonomia, benessere - non amore, ne' passione - e dei figli. La famiglia vive in un'irreale tranquillità, tra boschi, limpide acque ed una casa elegante ed accogliente, la quale è mostrata con le mura del lager ed il camino del forno crematorio, come sfondi. Ciò ricorda ai presenti una realtà che, per quanto ci si provi, non è possibile ignorare. Il loro benessere, il compimento della perfezione "nazionalsocialista", la soddisfazione dei sogni di Hedwig, sono costruiti sulle violenze, le sopraffazioni, lo sfruttamento, le torture, gli assassinii degli esseri umani i cui corpi diventano le ceneri eruttate dal camino. Nonostante si neghi alle vittime la più elementare forma di umanità, non considerandole persone, bensì oggetti, i membri della famiglia di Hoss sono consapevoli di quanto sta avvenendo. Non si parla di eventi bellici, ne' si affrontano questioni politiche tra Hedwig e le sue ospiti; la madre va a trovarla, ha parole di compiacimento per il suo "successo" - in realtà discutibile, pur nella sua negatività, brillando Hedwig di "luce riflessa" - ma non ha il coraggio di trattenersi a lungo presso quel luogo di morte. Il regista rende evidente come le attività di Hoss, pari grado e superiori, ad ogni livello siano di stampo imprenditoriale. Le SS costituivano, nella Germania nazista, uno "stato nello stato"; dunque, i loro esponenti di spicco avevano strette connessioni con la grande industria. Il poter utilizzare manodopera forzata - ebrei e tutte le altre categorie di personaggi invisi al nazismo - era un grande affare per entrambe; nelle sale riunioni, dunque, si discute circa l'efficienza dello sfruttamento, non di questioni ideologiche, ormai superate tra gli "addetti ai lavori" ma ancora valide per chi, all'interno della popolazione tedesca, ancora cercasse una motivazione per giustificare invidie, odio sociale, meschinità piccolo-piccolo-borghesi. Il "Crepuscolo degli Dei" sembra ancora lontano; i personaggi sembrano sapere, tuttavia, che prima o poi saranno chiamati a dover rispondere, o comunque confrontarsi con quanto hanno reso possibile. Hoss è interpretato da Christian Friedel. Uomo enigmatico ed indecifrabile, persegue i propri interessi senza mostrare consapevolezza per la gravità delle proprie azioni; del resto, egli ragiona secondo una scala di valori che non ci appartiene. Rileviamo, tuttavia, come egli sia il "nazista perfetto" solo nell'estetica; è vizioso, opportunista, avido. Sarà per questi motivi, che, in epilogo, dopo un "ricevimento di lavoro", accusa nausea e si sente male ? O, perchè, in un guizzo di coscienza, ha colto la portata delle proprie responsabilità e delle possibili conseguenze ? Sandra Huller è Hedwig, donna nevrotica, insoddisfatta; ella può solo cercare la perfezione esteriore, senza mai raggiungerla, poichè nulla può lenire la sua insicurezz. Il personaggio ispira pena; recita, come ispirata da un copione, nel ruolo della moglie e madre perfetta. Non è l'una e men che meno l'altra; per quanto si sforzi, non può nascondere ai suoi figli cosa ha generato il suo effimero benessere, destinato di lì a poco a cessare. Il regista impone al racconto un ritmo lento; colpisce il ricercato contrasto tra la quotidianità quasi bucolica di casa Hoss, tra i suoni e colori di una natura innocente ed indifferente alla tragedia umana che si consuma nei pressi, tra il sereno trascorrere di giornate con sport acquatici e giochi dei bambini. I colori, anche quelli caldi, sono spenti; ciò è in contrasto con l'ardere del forno crematorio, visibile allo sbocco del camino, giorno e notte. La critica di Jonathan Glazer colpisce "lontano"; non mostra le sofferenze dei reclusi ne' l'operato delle guardie, benchè documenti tutto ciò con i suoni; urla di dolore, colpi di arma da fuoco, sferragliare di treni che giungono e ripartono. Racconta di chi, direttamente o indirettamente, con il fare o non fare, favoriva tali misfatti traendone vantaggio o piacere. Colpe che potevano essere estese, tenendo conto di una intensità variabile secondo il ruolo, ad una buona parte del popolo tedesco. Il regista non dice nulla di nuovo sotto il fronte della denuncia dei crimini nazisti; mai, però, è male rinfescare il ricordo di ciò che fu, ed è di particolare interesse poterlo leggere in azioni, atteggiamenti, pensieri, prospettive, di chi a vario titolo ne' diede causa e/o ne trasse vantaggi.

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