Regia di Jonathan Glazer vedi scheda film
Jonathan Glazer lo avevo conosciuto una decina di anni fa con "Under the skin", un film di fantascienza originale e diverso da tutti gli altri, e adesso lo ritrovo con questa "Zona di interesse" che risulta ugualmente un Holocaust movie diverso da tutti gli altri, una rievocazione quasi documentaristica delle vicende della famiglia di Rudolf Hoss con il partito preso stilistico di lasciare fuori dall'inquadratura ciò che avviene nel lager di Auschwitz. Si tratta di una cronaca minimalista, come tanto cinema contemporaneo, applicata però ad un soggetto insolito come le vicende personali del comandante del lager, fino ad un suo trasferimento e poi al suo rientro in carica, una serie di brevi scene che testimoniano l'orrore da un punto di vista alterato, quello di una apparente normalità quotidiana con i suoi rituali e le sue convenzioni, che però si sviluppa a pochi metri di distanza dal massacro, pianificato con accuratezza ed efficacia dalla macchina organizzativa nazista.
È un'operazione estremamente rigorosa, priva di inutili spettacolarizzazioni, un'applicazione delle teorie sulla "Banalità del male" elaborate da Hannah Arendt che trae la sua forza proprio dalla scelta di lavorare sul fuoricampo, evocandolo soprattutto grazie al meticoloso sonoro, nonché ad alcune sequenze che visualizzano brani di "Hansel e Gretel", appropriatamente inquietanti senza comunque entrare nella rappresentazione esplicita del massacro. Le figure di Rudolf Hoss e della moglie Hedwig sono caratterizzate in maniera essenziale ma decisamente convincente, creando un'atmosfera di realismo a tratti allucinato che propone il comandante come bravo marito e padre di famiglia e funzionario zelante, con un gelido straniamento che però va nettamente a segno. Buone le prestazioni attoriali di Christian Friedel e Sandra Huller, per quanto non sia un film basato più di tanto sulla performance (basta in questo senso confrontarlo con "Anatomia di una caduta", dove la Huller è straripante in ogni inquadratura); a Cannes la giuria ha preferito il film di Justine Triet, ma Glazer si è ampiamente rifatto con gli apprezzamenti della critica e di molti suoi colleghi, fra cui Spielberg e Cuaron, e dovrebbe vincere per il film internazionale agli Oscar.
Difficile esprimersi a caldo se sia un capolavoro o meno (fra i tanti elogi, stavolta in Italia si è dissociato l'esimio Dizionarista Mereghetti), ma sicuramente uno dei migliori film del 2023.
Voto 9/10
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