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Club Zero

Regia di Jessica Hausner vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Club Zero

di laulilla
4 stelle

L’ultimo film di Jessica Hausner appare la conclusione di un percorso - trilogia sul tema della fede, che la regista analizza criticamente nei suoi diversi aspetti, nel 2009 in Lourdes - ia fede religiosa; in Little Joe (2019) - la fede scientistica; in Club Zero - la fede diffusa dai "social" nella parola dei ciarlatani...

 

Il film si apre con una scena che mi ha ricordato la finta partita a tennis con cui Antonioni conclude Blow up: in un salotto in cui predominano i colori gialli e kaki, alcuni ragazzi –  vestiti con “divise” degli stessi colori, spostano in silenzio le poltrone e i tavolini,  sedendosi, infine, per illustrare le futili ragioni che li hanno spinti a iscriversi al corso extracurricolare che il loro liceo privato ha organizzato per aumentare le loro conoscenze e la loro consapevolezza alimentare.

Sono motivazioni varie: dalla curiosità al contenimento del peso; dal tenersi in forma per migliorare le proprie prestazioni sportive, alla fama mediatica della giovane nutrizionista che il Comitato dei genitori aveva indicato per guidarli, come esperta…

Si tratta di miss Novak (Mia Wasikowska), che si siede fra loro distinguendosene, principalmente, per il colore della blusa arancione:  presto riuscirà a imporsi per il carisma della sua parola e per la forza persuasiva dei suoi argomenti.

 

Miss Novak aveva dapprima affascinato le famiglie della media borghesia alquanto snob che avevano mandato i figli in quella scuola privata, rappresentata da Mrs. Dorset (Sidse Babett Knudsen), bella donna che ben esprime la modaiola pseudo-cultura della middle class, desiderosa di distinguersi con la stravaganza del comportamento (individuale e familiare), che potrebbe sembrare trasgressivo, ma che è sostanzialmente vuoto.
La nutrizionista, assunta dalla scuola per compiacere quei genitori, si rivela quasi subito un’abile manipolatrice: individua alcuni studenti particolarmente influenzabili e li mette al corrente dell’esistenza di una setta segreta, il Club Zero, squarciando il velo misterioso che avvolge il mondo della luce purissima, a cui si accede attraverso un processo graduale di totale digiuno. Il peso dei giovani adepti diventa sempre più leggero mentre la loro vita progressivamente si spegne.

I genitori quando finalmente apriranno gli occhi sulla realtà, mostreranno la loro inadeguatezza ad affrontare con serietà i gravi problemi delle loro fragili creature: presto, infatti, la sfiducia nella scienza, la semplicistica ricetta del digiuno per curare il pianeta sofferente per la scorrettezza alimentare degli ipernutriti, nonchè la loro aridità affettiva avrebbero presentato un salatissimo - e prevedibilissimo - conto...

 

Non mi hanno convinta del film – orripilante nel contenuto, trattato con l’usuale elegante freddezza da Jessica Hausner, che come il suo maestro Haneke è stata davvero bravissima a creare un thriller ineccepibile sul piano formale, colto e citazionista –  né l’assenza della compassione, che indebolisce la denuncia, che pure è presente, né il ricorso ad alcune scene di insostenibile e disgustosa crudeltà.

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