Regia di Francesca Pirani vedi scheda film
Tony è una giovane musicista a un passo dal diploma di composizione. Ma, lentamente, il suo stare al mondo si dissolve in rivoli di insicurezze, in torrenti di paure d’amare, in posti di blocco, mentali e fisici, che tendono irrimediabilmente a non consentirle di lasciarsi andare. In una parola: è in piena crisi depressiva. Come uscirne? Assai arduo trasbordare e poi inseguire in un film le mine vaganti della psiche, e questo debutto affaticato ed esageratamente “cinefilo” (Antonioni, Bresson, Tarkovskij e Bellocchio, di cui Pirani è stata assistente) lo conferma un’altra volta. Il percorso dell’autrice, che firma anche la sceneggiatura basandosi su un saggio del celebre Fagioli letto sulla rivista dal titolo bellocchiano “Il sogno della farfalla”, fa propria la dimensione della realtà ovattata che non può vedere poiché svilita e affranta dalle nebbie interiori, senza riuscire tuttavia a dispiegarla, a farla librare come la presunta “ribellione” finale vorrebbe far credere. La sensazione, in sostanza, è che Pirani abbia usato la cinepresa come una forma di terapia antidepressiva. Ma ciò che risulta, e si “sente”, è un cinema analgesico più che analogico, che può servire all’autore-paziente ma poco o niente all’impaziente spettatore. Thekla Reuten è bella, ma lascia scampo.
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