Regia di Gian Vittorio Baldi vedi scheda film
L’amore ai tempi della Guerra! Oppure... la vita quotidiana ai tempi della Guerra! Nessuna differenza di prospettiva nelle intenzioni del rigoroso e allo stesso tempo appassionato regista bolognese Gian Vittorio Baldi nell’accostarsi con onesto rispetto alla vita dei protagonisti del suo nuovo film “Il Temporale”.
1992: Sarajevo è circondata dalle armate serbe di Pale. La città devastata, saccheggiata, bombardata, soffre della mancanza d’acqua, di cibo e di medicinali. In essa sopravvive una molteplicità di razze e di religioni e trecentomila sono gli abitanti che non sono riusciti a fuggire o non hanno voluto fuggire.
In una casa posta al confine tra la guerra e la libertà, vive Sveto, un usuraio di cultura e radici ortodosse paralizzato alle gambe da molto tempo. Intorno a lui, la moglie e la figlia, Esma e Jasna, sue serve che usa come attrezzi secondo i suoi bisogni. La zingara Djula, giovane e bella come un frutto selvatico, a servizio in casa dell’usuraio, è l’oggetto dell’amore e della bramosia del suo padrone.
Nella casa di fronte vive Leon, il vetraio, sua moglie Rifka e la figlia Blanka, ragazza pura e semplice che vive una storia d’amore contrastata e assoluta. Oggetto del suo amore è Ante, tenente dell’esercito bosniaco. Tra le storie di vita quotidiana di gente del popolo e sullo sfondo ed il fragore di un temporale in arrivo e di spari lontani si aggira il piccolo Suljo: un bambino musulmano che la guerra ha reso orfano e che attraversa serafico e smaliziato le privazioni e gli orrori della miseria quotidiana. É lui il piccolo eroe di un film “difficile”, austero, girato con rigore, fotografato da Stefano Coletta sfruttando la sola luce naturale e con un’architettura sonora avvolgente di Gian Luca Baldi che ne fanno un’opera esemplare di come si possa raccontare la guerra lontano dalle immagini adrenaliniche alla Ridley Scott (“Black Hawk Down”) ma spostando la macchina, comunque rigorosamente a mano, sugli orrori quotidiani di chi continua a vivere la sua vita nonostante la guerra!
Sospeso tra reale ed irreale e come un “Rashomon” in versione balcanica, Gian Vittorio Baldi si sofferma sul racconto della perdita d’innocenza e della morte della giovane Blanka (una bellissima ragazza bosniaca Asja Makarevic) mostrandoci quattro differenti versioni della sua scomparsa: quella di Sveto, quella di Djula, quella di Suljo e quella del “Temporale” che con i suoi lontani rumori e presagi di nefasti avvenimenti fornisce la verità presunta più obiettiva e diretta. “Ma la storia conta poco, contano le emozioni” dichiara il regista da sempre fedele ai temi che gli sono più cari: l’osservazione, la riflessione e la rielaborazione narrativa a partire da avvenimenti sociali ed umani di grande portata e filtrati ed arricchiti attraverso il confronto con i soggetti protagonisti diretti ed indiretti di quegli avvenimenti.
E talvolta, come accade ne “Il Temporale”, quei protagonisti sembrano così lontani ed indiretti come lo possono essere le nostre vite di popolo “al confine” da rimanere maggiormente coinvolti da quell’esempio di tolleranza tra le diverse etnie e di solidarietà intrecciata alle differenti culture che è stata per anni la città di Sarajevo. E che il regista, utopisticamente e nostalgicamente, ci ricorda nelle sue “fotografie” che inframmezzano il film e che vedono riuniti nella stessa immagine monumenti bosniaci accanto a quelli della tradizione locale del regista come la Chiesa dell’Osservanza di Brisighella a Ravenna o il suo Municipio.
Comunione profonda tra un sentire ed un soffrire che, come un temporale, improvviso sconvolge la storia dell’Umanità racchiudendo nell’estrema difficoltà del rispetto delle reciproche differenze il casus belli reale di tutti i conflitti del mondo.
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