Regia di Jacques Audiard vedi scheda film
Una romantica e inconsueta storia d’amore e crimine da gustare tutta d’un fiato.
Terza prova alla regia di Jacques Audiard, figlio del grande dialoghista e sceneggiatore Michel, colonna per decenni del cinema francese, Sulle mie labbra (2001) è un denso noir/thriller sentimentale con sviluppi di trama originali e inaspettati, due protagonisti ben strutturati e lontani dagli stereotipi di genere e un ritmo narrativo progressivamente crescente fino al vorticoso finale. Carla, una bravissima e sensuale Emmanuelle Devos, segretaria di una compagnia immobiliare, vive una condizione di sofferenza psicologica e di solitudine legata alla sua sordità, alle angherie e derisioni dei colleghi e alla frustrazione affettiva. Capace di lettura labiale, è costretta a indossare una protesi acustica per sentire voci e rumori dell’ambiente circostante (molto efficaci le soggettive sonore che permettono allo spettatore di condividere con il personaggio i suoni percepiti). Paul, l’ottimo Vincent Cassel, è un giovane ex detenuto in libertà vigilata, già indurito dalla vita e in cerca di reintegrazione sociale, assunto come assistente tuttofare per affiancarla in ufficio. Entrambi in credito col destino, stringeranno un rapporto reciprocamente utile, teso oltre ogni scrupolo morale verso una sorta di rivincita esistenziale. Solo alla fine, nonostante una palpabile tensione erotica attraversi tutto il film, ci sarà spazio, nel loro cuore e nella loro mente, per l’amore. Un film intenso, emozionante, che ha vinto i Premi César 2002 per la migliore attrice (Devos) e la migliore sceneggiatura (Audiard e Tonino Benacquista). Vale la pena di recuperarlo per chi se lo fosse perso.
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