Regia di Alex Segal vedi scheda film
L'inquietudine cresce all'interno del rapporto tra Anna e Andrew, marito e moglie con due bambini, una governante, lavori soddisfacenti e una routine borghese apparentemente al di sopra di ogni sospetto. Una notte però Andrew, non riuscendo più a sopportare la tensione, confessa il suo segreto ad Anna.
Terza trasposizione per il piccolo schermo in tre anni per questo soggetto di Ingmar Bergman: dopo la versione per la televisione svedese (1970), firmata da Jan Molander, e quella per la BBC la cui regia era firmata da Alan Bridges, uscita pochi mesi più tardi, ecco che anche l'emittente americana CBS si avventura nell'impresa. Dietro la macchina da presa c'è il navigato Alex Segal, davanti c'è George Segal: ma apparentemente non sembrerebbe esserci parentela tra i due; nel cast anche Shirley Knight, Robert Culp, William Daniels e Louis Lasser (all'epoca fresca di divorzio da Woody Allen). Se la produzione è più che dignitosa e la confezione assolutamente sufficiente, non si possono però non sottolineare degli standard televisivi evidentemente inferiori rispetto a quelli delle due precedenti pellicole tratte dal medesimo soggetto (scene, costumi, luci: tutto mediamente accettabile, ma sempre tendente al finto o al teatrale). Il copione è rispettato in maniera ossequiosa e la trama non si distacca granché da quelle dei due precedenti lavori citati, con alcune sequenze pressoché identiche. Il fatto che Bergman non abbia mai voluto dirigere la sua personale versione di The lie (titolo originale: Reservatet) e che anzi abbia dimenticato molto presto di aver scritto tale soggetto, non depone a favore della stessa opera. Qualche nota bergmaniana, a ogni modo, traspare qua e là: ma qualsiasi paragone con Scene da un matrimonio (1973) pare davvero fuori luogo. 4/10.
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