Regia di Alessandro D'Alatri vedi scheda film
Tommaso e Stefania si amano. Si sposano, figliano. E quindi arriva la crisi.
Anche l'amore che sembra infinito, prima o poi finisce. Forse. Boh, sì, forse, dai, però magari no. Il significato (parlare di 'morale' in questo caso pare eccessivo) di Casomai, quarta regia cinematografica per Alessandro D'Alatri, non si spinge oltre; la sceneggiatura che il regista scrive insieme ad Anna Pavignano calca la mano sui toni della commedia fra luoghi comuni sentimentali e situazioni piuttosto stereotipate fino a ritrovarsi - sembrerebbe suo malgrado, a insaputa del film stesso - in territori drammatici in prossimità del finale, che però riapre alla spensieratezza e al buonismo più smaccato. Un film che non lascia nulla alle sue spalle, non lascia traccia del suo passaggio, anche per merito di un protagonista maschile mediocre (va scusato: è un volto televisivo alla sua prima esperienza sul set), Fabio Volo, palesemente in difficoltà ogni volta che viene chiamato in causa; non serve molto per fare di meglio alla protagonista femminile, Stefania Rocca; fra gli altri interpreti si segnalano il futuro regista e sceneggiatore Gennaro Nunziante (qui nella parte di un prete denominato fantasiosamente Don Camillo), che sbancherà i botteghini insieme a Checco Zalone, Thomas Trabacchi, Mino Manni, Maurizio Scattorin e Paola Bechis. Ogni volta che la trama si avventura in territori ostici (il tradimento, l'aborto) i toni si fanno colpevolmente superficiali: e questo è il limite maggiore del lavoro. Tre anni più tardi l'accoppiata D'Alatri-Volo ritornerà con La febbre (2005). 3/10.
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