Regia di Alessandro D'Alatri vedi scheda film
Alessandro D'Alatri gira questo film con grandissimo mestiere, e i suoi primi piani serrati (quando serve soffocanti) sono funzionali a questa piccola storia d'amore.
Un amore analizzato in tutti i suoi risvolti, nelle piccolezze e nelle stupidaggini che però diventano il fulcro del declino. E D'Alatri, con il suo stile mai incline (come spesso accade nel cinema italiano) al macchiettismo, confeziona un film basato sulla frase che il protagonista Tommaso usa come slogan pubblicitario: "Il sogno più grande è la normalità".
Fabio Volo è uno scrittore banale con sprazzi di mediocrità, un attore mediocre con spunti di simpatia e un conduttore simpatico con sporadiche cadute nel banale. Il regista però sa come prenderlo, creandogli intorno un personaggio perfetto per lui. Stefania Rocca, che in occasioni precedenti ha dimostrato di essere un'attrice capace, si riconferma in un ruolo che calza a pennello anche a lei. I due protagonisti sono assolutamente normali, con tutto quel che ne consegue: si amano ma se si incazzano e litigano non ci sono riappacificazioni plateali. Le imperfezioni che D'Alatri lascia nel girato (il vassoio che sbatte nella caraffa d'acqua facendo un casino dell'ottanta) e la recitazione spontanea servono ad affermare il concetto.
La sceneggiatura è leggera e non sfocia mai nel melodrammatico, non prendendosi mai sul serio ma riuscendo in alcuni punti ad emozionare. Grande pregio del film i dialoghi spontanei e naturali, capaci di colpire proprio per questo.
Alla fine della fiera, un film che, pur restando nei limiti della commedia romantica, si eleva dagli standard, diventando quasi di culto all'interno della generazione rappresentata nel film (gli attuali quarantenni, per capirsi).
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