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La donna di Parigi

Regia di Charles Chaplin vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su La donna di Parigi

di jonas
8 stelle

In un villaggio francese due fidanzati progettano di andare insieme a Parigi, contro la volontà dei genitori. La sera della partenza muore il padre di lui: lei, credendosi abbandonata, prende il treno da sola. Un anno dopo, a Parigi, si ritrovano: lei fa la mantenuta, lui il pittore dalle magre entrate. Si amerebbero ancora, ma lui non può sposare una donna perduta. Umiliato pubblicamente dal rivale, si suicida. Sua madre vorrebbe uccidere la ragazza, ma lei, sinceramente pentita, torna in campagna a prendersi cura dei bambini abbandonati. Nell’ultima scena un carro di fieno su cui è salita incrocia la macchina del suo ex amante, ma i due non possono vedersi e si allontanano in direzioni opposte. Non che sia un film riuscito male, tutt’altro, ma la domanda sorge spontanea: per quale assurdo senso d’inferiorità, per quale stravolta scala gerarchica un genio del comico (sia pure dalla comicità amarognola) decide di dirigere un melodrammone senza nessuna traccia di ironia (semmai con un certo sarcasmo: i tartufi vengono definiti “delizie per maiali e gentiluomini”)? La questione si riproporrà mezzo secolo dopo con Woody Allen, che però nel corso degli anni ha percorso il filone drammatico in modo continuativo; quello di Chaplin invece, data la cattiva accoglienza del pubblico (addirittura avvertito da una didascalia che il regista non compariva come interprete), restò un esperimento isolato. Comunque, nonostante il tono diverso, certe costanti tematiche rimangono: la dignità degli umili, la capricciosa fatuità dei ricchi, il ruolo del destino nell’unire e separare le persone. Seconda (dopo Il monello) e purtroppo ultima volta di Edna Purviance protagonista di un lungometraggio chapliniano: nei capolavori successivi non avrebbe sfigurato.

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