Regia di Carlos Saldanha, Chris Wedge vedi scheda film
L’essenzialità che mancava alla maggiorparte delle nuove animazioni, sempre più incasinate, sempre più adulte e supertecnologiche, diventa non solo lo stile di “Ice Age”, ma ne è anche la coprotagonista. A zonzo per le lande desolate insieme a Manny, Sid e Diego, è come ritrovarsi nel west, e cos’è questo film se non un film western riadattato all’animazione? Paesaggi scarni che lasciano affiorare solo i caratteri dei personaggi, e che diventano luoghi spogli come un teatro e il suo palco, come il mondo e la sua scena. Il film poi, passando da un accenno cristologico con il bimbo salvato dalle acque alla stregua di Mosè, ipotizza o meglio celebra la formazione di una nuova tipologia di nucleo famigliare: tre maschi e un bebè. Tra loro sono spesso in contrasto, c’è il burbero, lo scentrato dal cuore d’oro e il cattivello in aria di redenzione. Hanno una missione, hanno davanti un viaggio, hanno terre da attraversare, un percorso da affrontare sia esterno che interno. E’ un western, per sintattica chiaramente, ma è più in generale l’ennesima rivisitazione di uno dei temi centrali della cultura americana, ovvero quel viaggio ereditato dai coraggiosi pionieri che ancora oggi implica molte psicologie nei cittadini americani. Il tema dello spostamento, prima nel western, poi nel road movie e in generale in molti plot statunitensi, è una delle colonne principali del pensare americano, della libertà di farsi e disfarsi con le proprie mani, oltre che di formarsi strada facendo.
Ma se “Ice Age” riesce a colpire anche chi, come il sottoscritto, all’animazione è poco incline (se non ai cartoni giapponesi degli ’80 e ai classici Disney) è perché è più consapevolmente Cinema di tanti altri. Non che pellicole come “Nemo”, “Monster & Co.”, “Cars” e “Madagascar” siano carenti sotto gli stessi aspetti, è che la slapstick comedy che impregna “Ice Age” nell’arco di tutta la pellicola, soprattutto nel personaggio spassosissimo di Scrat, e il richiamo classico al western sono più evidenti, più fruibili e più autoriali grazie all’essenzialità di cui prima, pregio di cui oggi l’animazione spesso è carente.
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