Regia di Antonio Rezza, Flavia Mastrella vedi scheda film
Bisognerebbe dedicare una delle tante (troppe!) domeniche di beneficenza delle nostre piazze italiane, in cui si vende di tutto (fiori, piante, uova pasquali, pelouche, libri, etc.) a favore dell’associazione “bisognosa” di turno, ad una specie in via d’estinzione: il produttore cinematografico d.o.c. E sicuramente il primo a beneficiare di questa “raccolta straordinaria” dovrebbe essere Gianluca Arcopinto della Pablo Film. Al suo coraggio, intuito e testardaggine si deve il debutto di Gianni Zanasi con “Nella Mischia” e di Gianluca Maria Tavarelli con “Portami via”, il “caso” cinematografico de “Il caricatore” di Cappuccio, Gaudioso e Nunziata, il successo “cannense” del film “I nostri anni” di Daniele Gaglianone e tante altre preziose opere sino ad arrivare a quest’ultima stagione cinematografica che ci ha regalato lo spassoso e felice esordio di Luca Miniero e Paolo Genovese “Incantesimo napoletano” che è valso alla sua protagonista, Marina Confalone, un meritatissimo David di Donatello.
Alla presentazione della sua ultima creatura, “Delitto sul Po” di Antonio Rezza e Flavia Mastrella, Gianluca Arcopinto spiazza la stampa presente con una serie di dichiarazioni che ne accentuano il suo essere controcorrente sempre e dovunque (e mai per una sbagliata causa!) sottolineando la necessità di preservare “ad ogni costo” personalità, intelligenze e volontà di tale forza assolutamente vitali per il nostro cinema.
“Io oggi voglio sognare a voce alta con voi un Lido senza film italiani e vostre parole; i migliori autori fuori dai listini di governo; premi che non decretino maestro Zeffirelli...” ed altri pensieri a ruota libera che riportano Gianluca Arcopinto e la Pablo (dopo essere stati fermi per quasi un’intera stagione cinematografica) al centro di un mercato dalle tante esigenze e difficoltà.
Ed i primi cavalli della scuderia a scendere nell’arena (in attesa di titoli come “A sud del sole” di Pasquale Marrazzo, “Commesso viaggiatore” di Francesco Dal Bosco e “Giravolte” di Carola Spadoni) sono la strampalata coppia Antonio Rezza e Flavia Mastrella che presentano il loro nuovo film “Delitto sul Po”.
Avvertenze per l’uso: sgombrate la mente ed il cuore voi che entrate in sala per meglio vivere la scombiccherata esperienza della visione di un film della famigerata coppia!
Il Commissario D’Angelo indaga sull’uccisione dell’Agente Speciale Antonio il cui cadavere viene trovato riverso su un albero alla deriva nelle acque del Po. Pur senza alcuna prova, il Commissario arresta tre malviventi: Elì, donna silenziosa e riflessiva alla ricerca dell’amore ideale; Arm, un ragazzo sensibile ma privo di scrupoli ed il Francese, uomo di fede, donnaiolo e fumatore incallito. Dopo una serie di rocambolesche ed “assurde” avventure, la giustizia trionferà! Semplice e lineare plot nelle mani di Rezza e Mastrella diventa quanto di più astruso, incompatibile, irriverente, illogico e spassosamente divertente si potesse tirar fuori!
Non esiste una struttura, le più elementari regole di cinema sono disattese e se all’inizio si rimane disorientati da cotanto “delirio” (scene brevissime, videocamera a “braccio libero”, 131 momenti di schermo nero della durata circa di cinque secondi, il doppiaggio sovrapposto ad un labiale per nulla legato alle parole pronunciate, riprese sghembe e fotografia “allucinata”) alla fine si rimane come ipnotizzati dall’estrema, eccessiva e vitale impresa di un’opera che vibra di passione potente e viscerale, di ritmi ed umori non solo degli autori (conosciuti ed apprezzati per le loro incursioni televisive nel palinsesto di Rai Tre sotto la protezione del gruppo di Blob) ma di tutti gli interpreti che si sono lasciati totalmente coinvolgere da quest’avventura.
Paolo Mosca, Lavinia Novara, Armando Novara, Elisabetta Sgarbi, Federico Carra, Domenico Vitucci e tutti gli altri nomi del cast sono stati “sfruttati” non solo come interpreti ma anche come tecnici, autisti e collaborativi complici di un’opera che della necessità della libertà alla stato puro ha fatto la sua ragion d’esistere.
E se durante le “pause buie e nere” della proiezione vi capiterà di guardarvi attorno o di richiamare l’attenzione del vostro compagno/a di visione sgomitando furtivamente scoprirete come, mentre il film è apparentemente fermo, vive nella testa, nei sommessi commenti e sguardi di silenziosa complicità degli spaesati e coraggiosi spettatori del film!
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