Regia di Mario Bonnard vedi scheda film
Dalla commedia Il successo di Alfredo Testoni, Mario Bonnard trasse questa commedia degli equivoci alto borghese e a suo modo alternativa ai telefoni bianchi, pur avendo alcuni elementi in comuni con quel genere. Il tono, di indubbio gusto, è decisamente meno patinato per quanto comunque frivolissimo, e la storia ha la consistenza delle chiacchiere da bar. Ad un primo tempo non sempre all’altezza, segue una seconda parte sicuramente più spedita e con un ritmo più sostenuto, in cui l’intreccio diventa simpaticamente caciarone. Ma, come ricorda uno dei personaggi, stiamo pur sempre parlando di gentiluomini ed anche le corna erano d’altri tempi (perché finte, abbozzate, ipocrite).
C’è anche un interessante ritratto della stampa scandalistica provinciale: l’idillio strapaesano è in ogni caso una copertura alla dittatura infida e dissimulatrice e non è un caso che non ci sia nemmeno un vago accenno ad un qualche contesto socio-politico. Le prestazioni degli attori, per la maggior parte di estrazione teatrale, sono buone, in primis Antonio Gandusio nei panni di un ingegnere godereccio e spensierato ed Elsa Merlini, algida e spericolata nobildonna dai comportamenti ambigui.
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