Regia di Alan Bridges vedi scheda film
Anna e Andrew sono una coppia all'apparenza priva di problemi: lavori appaganti, due adorati figli, una routine borghese da portare avanti col sorriso. Ma un certo malessere sta crescendo nell'uomo, che una notte riesce finalmente a confessare alla moglie le ragioni della sua inquietudine.
Curioso il destino di The lie, un soggetto scritto da Ingmar Bergman alla fine degli anni Sessanta: immediatamente ebbe modo di godere della massima stima, venendo portato sullo schermo (sempre il piccolo) quasi in contemporanea da Alan Bridges e da Jan Molander (1970 entrambi) e tre anni più tardi anche da Alex Segal; ben presto però finì nel dimenticatoio, sia per le singole opere, che non ottennero particolare successo, sia per quanto riguarda il gradimento dell'autore stesso – che non ne fece più menzione. Francamente è difficile comprendere l'entusiasmo da parte dei produttori dell'epoca per questo ritrattino di coppia borghese alle prese con una crisi di mezza età direttamente legata a un tradimento; se la storia è sufficientemente solida, e a questo contribuisce naturalmente la sceneggiatura qui scritta da Paul Britten Austin, non compaiono però grandi attrattive né sul piano dei contenuti, né su quello dell'intrattenimento. Forse l'ironia nordica menzionata nel sottotitolo originale (A tragicomedy of banality) è andata persa nella traduzione e nell'adattamento, specie considerando che si sta parlando di un prodotto destinato alla televisione. Apprezzabili a ogni modo i due protagonisti centrali, Frank Finlay e Gemma Jones. Novanta minuti tondi di durata, The lie fa parte di una serie andata in onda su BBC1 dal titolo Play for today. 5/10.
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