Regia di Nick Cassavetes vedi scheda film
Operaio bravo e buono in lotta con il sistema sanitario nazionale. Si chiama John Q. Archibald e suo figlio ha urgente bisogno di un trapianto di cuore. Operazione troppo costosa, l’assicurazione non copre, lo Stato se ne frega. Così lui irrompe in un’Emergency Room (a quanto pare molto diversa da come ce la raccontano in Tv Clooney e soci) e prende tutti in ostaggio. Polpettone americano politicamente corretto, di quelli realizzati con lo stampino. Uno chiude gli occhi, conta fino a tre e si immagina cosa accadrà nella sequenza successiva. Il giochetto non viene mai smentito da sorprese e colpi di scena, nonostante dietro la macchina da presa ci sia un figlio d’arte, Nick Cassavetes, che ha qualche ambizione di regia. Certo, in un’ottica americana il tema è scottante: può dirsi civile un paese in cui si curano solo i ricchi? Peccato che lo sviluppo sia retorico e ricattatorio. Del tutto convenzionale la prova degli attori, a partire dal premio Oscar Washington, che ci mette poco di suo, fino a Robert Duvall, che rifà se stesso in “Un giorno di ordinaria follia”. Spiace constatare come ultimamente, nel cinema Usa, i cattivi si commuovano sempre più spesso. Dopo l’11 settembre il Male non abita più lì.
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