Regia di Jack Gold vedi scheda film
Secondo la mitologia greca Medusa era una delle tre Gorgoni (le altre erano Steno e Euriale), divinità protettrici che avevano il “dono” di pietrificare con il solo sguardo, Perseo gli tagliò la testa stando però ben attento a non guardarla negli occhi, perché anche dopo l’amputazione Medusa poteva ancora colpire con il suo malefico sguardo.
John Morlar (Richard Burton), scrittore e misterioso individuo, è convinto di poter provocare catastrofi con la sola forza della mente (o dello sguardo della mente), per questo si presenta dalla psichiatra Zonfield (Lee Remick) chiedendo consiglio e sperando di essere creduto, la donna però, nonostante i racconti di Morlar siano a dir poco inquietanti, non lo prende sul serio.
Una sera lo scrittore viene aggredito e ripetutamente colpito alla testa con un oggetto contundente, dato inizialmente per morto verrà portato in ospedale dove, collegato a delle macchine, sarà tenuto in vita o almeno la sua parte cerebrale che nonostante i violenti traumi sembra ancora incredibilmente attiva.
L’ispettore Brunel (Lino Ventura) incaricato del caso cercherà di far luce sui misteriosi eventi ma ben presto si renderà conto che sono troppe le coincidenze mortali che circondano la vita di Morlar e che la lista dei possibili assassini potrebbe essere molto lunga.
Il tocco della medusa vede la firma in regia di Jack Gold, un buon mestierante molto attivo anche in tv, lo spunto di partenza arriva dal romanzo di Peter Van Greenaway ma il racconto prende subito una dimensione non definita sfruttando influenze diverse e variando tra i generi senza mai trovare una precisa connotazione.
La scelta è senza dubbio voluta, come voluta è una narrazione non lineare che ci racconta la vita e la personalità di Morlar attraverso l’utilizzo di flashback, seguiamo quindi la complessa indagine di un sempre efficace Lino Ventura spostandoci avanti e indietro nel tempo, cercando anche noi, come lui, di mettere tutti i tasselli al loro posto; Morlar è davvero in grado di provocare disastri o è solo un pazzo visionario?
Questa è la domanda che tiene in piedi una buona parte del film, la stessa domanda che si pone la bella e brava Lee Remick, che nei panni del Dott. Zonfield ci racconta la storia di questo strano personaggio, oscuro e inquietante, forse addirittura posseduto (o semplicemente pazzo) presentato in scena da uno straripante, ipnotico e assolutamente dominante Richard Burton.
Il film non risulta particolarmente datato da un punto di vista registico (Gold fa un ottimo lavoro) ma segna un po’ il passo sotto l’aspetto narrativo, il plot infatti non manca di una certa rigidità e di uno sviluppo forse troppo legato al romanzo d’origine, in alcuni frangenti si gira un po’ a vuoto e la fase dell’inchiesta può risultare a volte troppo verbosa e pesante.
Ma è un peccato veniale perché il film fa in pieno il suo dovere e alimenta una tensione crescente che coinvolge lo spettatore fino alla fine, sono diverse le sequenze che restano nella mente e che nonostante la pochezza dei mezzi risultano ben girate, fra le migliori senza dubbio quella dell’incidente aereo e quella finale nella Cattedrale di Westminster.
Merito del regista ma soprattutto del buon cast, dove ovviamente la parte del vero mattatore spetta ad un luciferino Richard Burton, la sua prova sopra le righe ben caratterizza il personaggio di Morlar che per tutto il film resterà ambiguo e non risolto nelle sue motivazioni.
"E’ dio che dovrebbe sedere al banco degli imputati, l’onnipotente nemico del male dovrebbe sedere davanti alla giuria delle sue vittime...gli inermi, i deformi senza speranza, i disperati"
Forse è questa la carta vincente del film, la bella caratterizzazione di una figura chiaramente dannata ma ambigua nella sua manifestazione del male, lui stesso si considera una specie di mostro, un freak incapace di contenere i suoi desideri di vendetta e odio, emozioni del tutto umane che a causa del suo “dono” deflagrano però in immani tragedie, a differenza di alcuni film del periodo, dove la presenza del lato oscuro era manifesta (penso a Omen o L’esorcista) qui si cambia leggermente strada mantenendo però una buona qualità complessiva.
Storia ambientata a Londra e produzione britannica, notevole la partitura musicale di Michael J. Lewis per quello che non sarà un capolavoro del genere ma di certo un ottimo film di suspense.
Voto: 7.5
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