Ernesto illustratore di favole per bambini,artista mancato, proviene da una famiglia nobile, ma decaduta,scopre che, a sua insaputa, il clero ha avviato tre anni prima la pratica di santificazione della madre, unica vera religiosa della famiglia, uccisa tempo prima da Egidio, uno dei suoi cinque figli, malato di mente.I suoi fratelli, la zia,tutti ,tranne l'assassino che è ovviamente internato, stanno caldeggiando questa canonizzazione,solo Ernesto,ateo convinto, è ignaro della manovra, peraltro, susciterebbe scandalo far sapere che una futura santa, è madre di un tormentato agnostico.
A questo patetico tentativo,si aggrappano i parenti,persuasi che ciò possa portare giovamento alla famiglia in termini di prestigio, e vantaggi soprattutto economici.
Intercettato da un cardinale, che conosce la sua storia personale e i suoi forti dubbi sulla fede, Ernesto inizia un surreale percorso esistenziale, che dura poco più di 24 ore, conosce,in senso biblico" una giovane e affascinante "insegnante di religione",seducente, ma in sostanza simulatrice.
Si scontrerà con la zia, che non è mai stata una fervente cattolica, ma che ora, tenta per mero opportunismo, di riportare anche il nipote sulla "retta via".Sarà perfino sfidato a un anacronistico duello , per ridicoli motivi, da un nobile che anela ad un'improbabile restaurazione della monarchia.
Ernesto non crede in Dio.Reagisce, con cinismo beffardo, alla sterile verbosità di prelati e nobili e attraverso il suo sguardo sornione e stralunato,tiene a bada alle avidità dei suoi congiunti e a una Curia, che sembra interessata al caso,unicamente per rinforzare un potere "ecclesiastico" che sembra depauperarsi sempre di più.
L'ora di religione di cui al titolo, è quella che Ernesto alias Castellitto,vorrebbe risparmiare al figlio piccolo.In sostanza ha un valore simbolico e significherebbe la libertà di scegliere e di non consentire agli altri di farlo al proprio posto.
Bellocchio punta molto in alto,il tema è delicatissimo.La questione della fede è fondamentale e centrale alla vita di tutti,credenti e non.E' il dilemma morale più importante e ciò che si chiede l'uomo da sempre,il più grande dubbio, che attanaglia l'animo umano,non appena questi acquisisce la coscienza.Naturalmente ognuno ha il suo credo e le sue convinzioni, ma quello che il regista stigmatizza,non è la religione in quanto tale,ma è solo l'utilizzo strumentale, che se ne può fare.
Ottimo lavoro.
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