Regia di Marco Bellocchio vedi scheda film
Un durissimo affondo contro la meschinità del cattolicesimo. Italia, 2002: soltanto Bellocchio poteva mostrare un simile coraggio e va per questo ammirato; la storia esplora dall'esterno le eccentriche manifestazioni di fede dei cattolici, senza calcare eccessivamente la mano, ma mettendo in luce la gravità retrograda della situazione italiana negli anni di internet, dei bombardamenti al tg, dell'ipertecnologia (il montaggio video della Gradiva). In tutto ciò vige ancora un dominio culturale da parte di gente ferma ad idee spaventosamente limitate come il battesimo (gettare acqua in testa ad un bambino ne dovrebbe purificare l'anima), l'inferno e il paradiso, i miracoli, i duelli all'arma bianca (e qui i cattolici non c'entrano direttamente, ma è una chiara metafora). I problemi di questo lavoro stanno nel fatto che, evidentemente, lo sguardo di Bellocchio è altrettanto partigiano e che, secondariamente, alcuni attori sono fastidiosamente canini - vedi Gianni Schicchi/Filippo Argenti. A parte questo si tratta di un discreto lavoro che osa mettere in discussione ciò che in Italia, ancora, non può essere discusso. Sufficienza ampia.
Il pittore Ernesto, ateo, riceve la notizia che la madre, uccisa dal fratello pazzo di Ernesto, sta per essere beatificata. L'intera famiglia, compreso un altro fratello ateo, improvvisamente diventa ferrea sostenitrice del cattolicesimo e cerca in ogni modo di convincere il pittore. Ma lui, vedendo il figlio piccolo crescere assillato dai dubbi sulla religione, non cede.
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