Regia di Marco Bellocchio vedi scheda film
Uno dei migliori film italiani d'inizio di terzo millennio e uno dei migliori di Bellocchio da una ventina d'anni a questa parte (molto migliore di "Buongiorno, notte", per dirne uno). "L'ora di religione" è anche servito da una delle migliori (se non la migliore in assoluto) interpretazione di Castellitto, un attore camaleontico, ma che non amo particolarmente. E Bellocchio lascia qualche dubbio che colpisce lo spettatore: e se le bestemmie di Egidio non fossero dovute soltanto alla pazzia o alla volontà di offendere la divinità, ma sottintendessero una disperata ricerca d'amore? E se le suppliche della madre non fossero state un segnale d'aspirazione alla santità, bensì un modo, forse inappropriato, di dimostrare quell'amore al figlio "strambo"? La scena in cui Egidio bestemmia apertamente - una delle poche nell'autocensoria e spesso ipocrita cinematografia italiana di ogni tempo - è una delle più emozionanti degli ultimi anni, e l'abbraccio di Ernesto vale da solo tutto il film, che, mi sembra utile ribadirlo, non è per niente male. Molto bella anche la scena del primo incontro tra Ernesto e l'insegnate di religione, dove lei cita a memoria alcuni versi di una poesia di Arsenij Tarkovskij, già citati nel film "Stalker", diretto da Andrej Tarkovskij, figlio del poeta.¹ ¹ «Anche l'estate è trascorsa,/come se non ci fosse stata./È tiepido il sole./Ma questo non basta./Tutto quello che poteva avverarsi,/a me, come una foglia a cinque lobi,/è caduta nella mano./Ma questo non basta.»
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