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Joker: Folie à Deux

Regia di Todd Phillips vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Joker: Folie à Deux

di YellowBastard
6 stelle

Sembra già passata una vita da quando il primo Joker è stato proiettato alla 76ª Mostra del Cinema di Venezia, vincendo addirittura il Leone d'oro per poi continuare vincendo anche due Golden Globe e due Premi Oscar (Miglior attore a Joaquin Phoenix e Migliore colonna sonora originale a Hildur Guðnadóttir) su ben undici candidature, record per l'edizione, e trasformandosi nei circoletti social antecedenti al lockdown in una specie di cult autoriale (o autoreferenziale?) contribuendo a nobilitare il genere cinecomic e permettendogli di accomodarsi nei salotti “buoni” della cosiddetta cultura alta.

 

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In realtà quanto realizzato dal regista Todd Phillips e dallo sceneggiatore Scott Silver non si discosta poi molto, in termini generali, da buona parte della produzione Marvel (o anche DC) proponendo il supereroe (o, in questo caso, il villain) di turno rileggendolo secondo un particolare genere letterario e/o cinematografico, e se la Marvel (o DC) predilige generi di largo consumo, variando tranquillamente il proprio panorama filmico dal fantasy (Thor) alla fantascienza (Guardians of the Galaxy, Captain Marvel), dallo spionaggio paranoico di stampo classico, alla I tre giorni del Condor di Captain America - The Winter Soldier (qualcuno crede davvero che Robert Redford fosse lì per caso?), a quello invece molto più camp, alla 007 di Roger Moore, di Black Widow fino anche all’horror con il Doctor Strange di Sam Raimi, Phillips con Joker arriva invece a scomodare addirittura la ben più nobile New Hollywood di Martin Scorsese (ma anche di Paul Schrader e Robert De Niro, riciclato direttamente nei panni del conduttore Murray Franklin) e decostruendo il protagonista del fumetto come un outsider prossimo ad esplodere come il Travis Bickle di Taxi Driver o, soprattutto, il Rupert Pupkin di Re per una notte, e ambientato in una Gotham City non troppo dissimile dalla New York di Mean Streets o di Fuori orario.

Questo è bastato per far gridare in molti al miracolo.

L’intento di Phillips in realtà era quello di tracciare semplicemente un parallelismo tra l’America degli anni’70 e quella altrettanto turbolenta di oggi, omaggiandone contemporaneamente gli autori e gli artisti che l’avevano celebrata sul grande schermo in quegli anni.

 

Personalmente ho trovato Joker non totalmente a fuoco, un ottimo film, per carità, ma molto più furbo che veramente autoriale, in quanto il giochino citazionista, così fortemente enfatizzato per tutta la pellicola, in realtà si fermava solo alla confezione, senza però che i suoi contenuti, così pressanti e determinanti almeno in apparenza, venissero davvero rielaborati secondo un’impronta più attuale, o (almeno) postmoderna.

L’unico vero aspetto rivoluzionario, anche piuttosto contradditorio come sottolineato da molti, è stato invece la sua eccessiva deriva anarchica e nichilistica, che ho trovato eccessiva se non addirittura reazionaria, e quindi pericolosa.

 

Un’operazione che, altre ai diversi riconoscimenti, ha ad ogni modo portato nelle casse della Warner più di un miliardo di dollari, un risultato troppo clamoroso per non essere sfruttato ulteriormente e quindi, anche se il regista e lo stesso Phoenix avevano inizialmente dichiarato che Joker sarebbe rimasto uno stand-alone, nel 2022 è arrivato ufficialmente l'annuncio di questo secondo film.

 

Joker: Folie à Deux is an awful cash grab despite Lady Gaga

 

Tutto questo preambolo, di cui mi scuso per la lungaggine, è però purtroppo necessario in quanto non si può parlare di Joker - Folie à Deux (termine coniato nel 1877 dagli psichiatri Charles Lasègue & Jules Falret per indicare un disturbo delirante che si trasmette da una persona che ne è affetta a un’altra frequentata abitualmente dalla prima) senza tenere fortemente in conto la precedente pellicola in quanto non ne è semplicemente il sequel ma quasi un anti-Joker, contrapponendosi, anche ideologicamente, proprio a quanto affermava (sosteneva?) quella pellicola. Sembra quasi che gli autori, per qualche motivo, abbiano deciso di disconoscere il proprio precedente lavoro.

Una follia? Beh, in fondo è proprio questo il tema di Joker.

 

E, a proposito di questo, la follia a due del titolo, e il tema del doppio così importante nell’economia del film, non si riferisce (necessariamente? Esclusivamente?) alla coppia Joker/Harley Quinn come sarebbe facile presumere, o alla dicotomia Arthur Fleck/Joker o a quella vecchio & nuovo Joker (vedi il finale) ma addirittura (e qui, forse, mi spingo troppo oltre) al confronto (conflitto?) tra il primo Joker e il suo stesso sequel, in antitesi tra loro come poche volte si è visto al cinema tra un primo e un secondo capitolo.

Una scelta interessante e coraggiosa, come quella di proporlo come un musical, simpatica nella sua sfrontatezza ma anche incoerente e, soprattutto, pericolosa perché può portare il pubblico a pensare ad una presa in giro.

 

Come finisce Joker Folie a Deux: la spiegazione del finale

 

Presentato in anteprima all’81ª Mostra del cinema di Venezia, c’era molta attesa per questo nuovo Joker ma il ritorno di Joaquin Phoenix al personaggio che gli è valso l’Oscar e il debutto di Lady Gaga nel ruolo, ambitissimo, di Harley Quinn non ha portato a un risultato simile, con le prime recensioni dai pareri molto contrastanti.

E se le recensioni negative erano particolarmente negative mi ha invece sorpreso come quelle positive siano però prive di quell’entusiasmo o di quell’enfasi che avevano invece contraddistinto la prima pellicola.

Segno che qualcosa non è andato per il verso giusto.

 

Questo Folie à deux è un viaggio nell’inconscio e tra le diverse percezioni della realtà, tra il mondo reale e i pensieri e desideri dei protagonisti travestito da musical, che ne sfrutta il linguaggio per raccontarne visivamente la dimensione psicotica, onirica o comunque libera dai preconcetti e dalle imposizioni sociali (e civili), dialogando direttamente con il cinema di Vincente Minnelli (citato apertamente con il suo Spettacolo di varietà), le Ziegfeld Follies o lo sfortunato (un presagio?) Un sogno lungo un giorno di Francis Ford Coppola (e ormai prossimo a ripetere il misfatto con Megalopolis), ma ad emergere da questa convergenza di intenti è soprattutto una pellicola artefatta, incapace di adeguarsi ai diversi registri che la compongono finendo per calcare troppo la mano su dei momenti musicali che assurgono a motore narrativo della vicenda sostituendosi alla normale dimensione prosaica, e affiancando al processo del protagonista una improbabile (e tossica) storia d’amore, la (solita) critica alla società americana e una riflessione sul rapporto (disfunzionale?) tra realtà e immaginazione.

 

Joker 2' - Official 'Folie à Deux' Teaser Trailer Begins the Maddest Love  Story Ever Told - Bloody Disgusting

 

Folie à Deux si apre però con un tocco di classe e con un corto animato che vorrebbe omaggiare i classici Warner dei Looney Tunes, diretto però da Sylvain Chomet, autore di Appuntamento a Belleville e L'Illusionista, che anticipa quanto verrà mostrato nel film vero e proprio, con Arthur che uccide il Joker per impedirgli di prendere il sopravvento e rivelando inoltre che la Folie à Deux del titolo non è rivolto tanto alla copia Joker & Harley Quinn, personaggio in realtà piuttosto secondario e anche abbastanza irrisolto, relegandolo a una qualche specie di groupie esagitata (e qui il casting di Lady Gaga, sfruttata piuttosto male, sembra più che altro un’operazione di marketing) ma tra Arthur Fleck e lo stesso Joker, la sua ombra (intesa anche come lato oscuro).

 

Inoltre, entrambi i film puntano il dito contro i rischi della comunicazione e della mistificazione della realtà, con le gesta del Joker che ispirano seguaci e imitatori a cui deve, volente o meno, rispondere delle sue azioni, non troppo diversamente da certe celebrità che hanno costruito il proprio personaggio su certi eccessi e/o sui social media, finendo però per diventarne loro stessi vittime.

Almeno in questo caso il film risulta più centrato del suo predecessore, incapace di prescindere dalle fonti originali e di abbracciare al contempo una dimensione più “universale”.

 

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Tanta carne al fuoco, quindi, soprattutto se contiamo che ciascuna direttiva propone, a sua volta, altrettanti codici interpretativi trascinando lo spettatore dal dramma giudiziario a quello carcerario, dal musical classico americano degli anni’50 all’estetica della New Hollywood anni’70 ereditata dal primo capitolo oltre che al fumetto originale, con ammiccamenti e inside joke a ricordarci che si tratta comunque del mondo di Batman.

Phillips però si lascia prendere la mano finendo per perdersi tra tutti questi codici, senza però riuscire a padroneggiarne davvero nessuno, e una bussola morale che cambia radicalmente da una pellicola all’altra.

E non perché il nuovo Joker è concepito come un (pseudo) musical (e in questo senso la scelta di Lady Gaga come Harley Quinn sarebbe assolutamente perfetta) ma per il fatto che Folie à Deux ribalta completamente il senso del film originale.

E come se Todd Phillips avesse fatto tesoro dei commenti negativi, specialmente riguardo alla deriva anarchica, reazionaria e destrorsa del primo capitolo, e abbia deciso di porvi rimedio con questa seconda pellicola.

Ecco, quindi, che Joker/Arthur Fleck si rivela essere qualcosa di molto diverso da ciò che immaginavamo: non un agente del caos, un rivoluzionario e/o un vendicatore di ingiustizie e soprusi della società (capitalistica) occidentale ma un reietto della società, una vittima e uno sconfitto dalla vita.

 

In un certo senso, a processo nel film non è tanto il personaggio del Joker quanto piuttosto il film Joker con gli autori a cercare di giustificare il proprio operato e a mettere una pezza su un titolo entrato, nel bene e nel male, nell'immaginario collettivo.

Oppure, nella disperazione di cercare di non essere ripetitivi e di creare qualcosa di dabbero originale o di unico ad ogni costo, hanno finito per autodistruggersi (P.s. propengo più per la prima ipotesi).

 

Joker: Folie à Deux - HOME

 

Non soltanto questo è un Joker diverso da quello che abbiamo conosciuto ma addirittura Arthur Fleck non è mai stato davvero il Joker e, a riguardo, l’ultima scena toglie ogni dubbio, con Arthur che viene ucciso da un detenuto visto, di soppiatto, più volte nel corso del film che, dopo averlo accoltellato più volte, e aver lasciato il corpo di Arthur disamine sul pavimento a dissanguarsi, sullo sfondo e fuori fuoco si scarnifica il volto autoinfliggendosi il sorriso del Joker svelando la nascita del “vero” (!?) pagliaccio del crimine.

È l’ultimo atto di autoflagellazione di Phillips che, non contento di snaturare tutto quanto aveva realizzato con la prima pellicola, cede anche nei confronti dei fanboy DC, poco soddisfatti della resa del Joker di Phoenix rispetto alla lore fumettistica, a cui regala un inaspettato (e forzatissimo) collegamento al loro Joker cinematografico preferito (quello di Heath Ledger ne Il Cavaliere oscuro di Nolan).

Una resa quindi incondizionata, alla fine, ma che necessariamente farà infuriare quegli spettatori che invece avevano amato il film del 2019.

 

VOTO: 6

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