Regia di Michael Sarnoski vedi scheda film
AL CINEMA
A volte il peggio a cui si ritiene di andare inesorabilmente incontro, è poca cosa rispetto ad avvenimenti ancora più impellenti e devastanti che intervengono di prepotenza a condizionare l'esistenza. Sammy è una ancor giovane donna scoraggiata per il tumore che la sta consumando e la costringe a frequentare una clinica che le fornisce sostegno medico e psicologico.
In giorno in cui viene convinta dal suo affidabile infermiere a frequentare uno spettacolo teatrale di marionette, la donna si fa convincere ad uscire, assieme al suo inseparabile ed educatissimo gatto pezzato, a patto che dopo si passi a comprare una tanto agognata pizza ad asporto.
Ma durante quel banale impegno, nella metropoli accade l'inverosimile: esseri misteriosi calano dai cieli, famelici ed aggressivi, attirati non tanto dalle forme, quanto piuttosto dai rumori.
E una città come New York è un pullulare di decibel e di rumori di fatto irresistibile. Sulla loro pelle i superstiti, tra cui Sammy ed il suo tostissimo gatto, si avvedono che la sopravvivenza si raggiunge solo restando muti: qualsiasi cosa succeda. Doveva esserci un inizio all'incubo che colse, anzi coglierà, la nota famiglia Abbott nei due noti film, di cui il presente rappresenta un pertinente spin-off, ma soprattutto un prequel.
E il film, diretto con perizia da quel Michael Sarnoski che aveva già molto convinto con il precedente Pig - La vendetta di Rob, convince e si lascia seguire piuttosto bene. Merito di una regia incalzante, di una sceneggiatura scorrevole, ma soprattutto di due interpreti eccezionali. Uno è un essere umano, e si chiama Lupita Nyong'o, già meritato Premio Oscar ai tempi di Dodici anni schiavo (2012), davvero brava ad esprimere prima sofferenza, sconforto e disillusione, e poi terrore cieco e forza di sopravvivere con la sola forza di una espressività che non ammette l'uso di suoni, pena una fine violenta e repentina. L'altro non è un umano, ma nemmeno un alieno.
È un gatto, di nome Frodo.
Un bel felino bianco pezzato, intelligente, furbo, riflessivo e tosto, che saprà tenere testa al pericolo ben meglio che la maggior parte degli umani che gli attraversano la scena. Il bel gattone è straordinario pur restando un gatto.che fa cose da gatti.
Al pari dei due gatti (rossi in entrambi i casi) più irresistibili mai apparsi sullo schermo: quello del detective Marlowe (Elliot Gould) nel magnifico Il lungo addio di Robert Altman (1973), e quello del tenente Ripley (Sigourney Weaver) in Alien (1979).
Definire questo A quiet place: giorno 1 come un blockbuster e null'altro è senza dubbio limitativo: il film non rivela nulla di fondamentale riguardo alla presenza aliena, ma tratta parimenti, addentro la sua vicenda principale, argomenti spesso considerati fuori luogo in una produzione commerciale, come il senso della solitudine, la sofferenza che uccide più della malattia in sé, la rassegnazione degli individui di fronte ad un destino ingrato.
E anche la vitale capacità di reagire che rinvigorisce chi si trova dinanzi ad pericolo imminente, ricominciando ad apprezzare la circostanza di trovarsi in vita, reagendo per non subire una fine ancor piu atroce di quella a cui si sembrava destinati.
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