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Te l'avevo detto

Regia di Ginevra Elkann vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Te l'avevo detto

di axe
5 stelle

Una Roma stravolta da un'anomala ondata di caldo nel mese di gennaio fa da sfondo ad alcune tragiche vicende umane, che l'aumento di temperatura rende, per gli sfortunati protagonisti, ancor più ardue da affrontare. Mila è la badante di un'anziana e sofferente signora, molto attenta all'aspetto fisico. Soffre di bulimia; l'ossessione per il cibo è acuita dal cattivo rapporto con la madre Gianna, mitomane ed invasata, la quale, nella sua paranoia, considera causa dei mali del mondo - e, soprattutto, suoi - una ex-amica, la pornostar "in disarmo" Pupa, donna disillusa, costretta a costanti ritocchi estetici pur di rimanere nel giro e racimolare così qualche soldo. Il sacerdote statunitense Bill, tossicodipendente, riceve la visita della sorella Frances, la quale porta con sè dall'America un'urna contenente le ceneri della madre, al fine di collocarla nel cittadino cimitero acattolico; l'uomo di chiesa va in crisi, poichè il rapporto con la genitrice era pessimo ed accontentarla, pur deceduta, non è nelle sue corde. Infine, Caterina, giovane mamma alcolizzata, nel giorno del compleanno del figlio Max si presenta alla relativa festa e successivamente prende con sè il bambino per una lunga passeggiata, contro la volontà del papà Riccardo. La follìa dell'insopportabile caldo fuori stagione alimenta le psicopatie di questi personaggi già fragili; a qualcuno la regista Ginevra Elkann non lascia speranza, ad altri concede una possibilità di salvezza. Tra le molte caratterizzazioni, ho apprezzato quella di Caterina; le offre volto e movenze Alba Rohrwacher. La giovane mamma combatte contro la dipendenza da alcool, riuscendo a volte a prevalere sull'istinto al bere, a volte no. E' confusionaria e smemorata; giudicata non idonea a prendersi cura del figlio, ne è stata allontanata, senza soddisfazione di Riccardo (Riccaro Scamarcio), padre del piccolo, e con forte dolore di quest'ultimo, il quale comprende l'inadeguatezza della madre e giunge, con poco consapevole crudeltà infantile, a rinfacciarla alla donna; ma apprezza gli sforzi che ella fa per lui e per ricomporre un'unità familiare andata in frantumi a causa della sua dedizione all'alcool (la quale avrà, a sua volta, altre cause di cui il racconto non parla). E' un personaggio ben costruito nella sua tragicità la pornostar con nome d'arte Pupa (Valeria Golino), la quale, ormai priva requisiti di età e "novità" necessari per rimanere sulla cresta dell'onda nel mondo del porno, sempre alla ricerca di "carne fresca", insegue un improbabile rilancio; disillusa, trova effimera consolazione nell'essere ancora riconosciuta dai maschi, giovani e meno giovani, che, nella migliore dell'ipotesi, vogliono riprendersi insieme a lei per avere un istante di notorietà sul web o tra gli amici. Tende, in un suo momento di grave difficoltà una mano a Gianna (Valeria Bruni Tedeschi) con la quale ebbe accesi contrasti sentimentali; ma Gianna non risponde più di sè e le conseguenze di ciò sono letali. Ho molto apprezzato la fotografia e la ricostruzione dell'ambiente. L'anomalo e rovente gennaio romano porta per le strade riarse e scarsamente frequentate polvere e sporcizia; la popolazione è sempre più in difficoltà e sceglie di recarsi "ai laghi", per cercare un po' di refrigerio. Quali siano queste "isole di benessere" in grado di dar sollievo ad un'intera cittadinanza non è chiaro. Forse è un luogo ideale, pertanto un non-luogo, poichè non c'è scampo al sole implacabile - così come alle molte negatività della vita - la cui influenza morbosa è mostrata sfruttando tinte di colore tendenti al giallo, sempre più sfumate. Il ritmo è lento; le tonalità alternano il dramma al grottesco. Ho delle difficoltà a cogliere il senso di quest'opera. Il trait d'union - l'esplosione di un caldo generato non è chiaro da quale fenomeno, in grado di far crollare equilibri già estremamente precari - mi è parso un escamotage per dare il là al racconto di tragedie umane verosimili - connesse ad aspettative deluse, incomunicabilità, rancori generati da contrasti non sanati, etc. - ancorchè singolarmente intrecciate, nella descrizione delle quali non trovo nulla di particolarmente segnante, innovativo o approfondito - la regista deve dividere i tempi del racconto tra le diverse vicende - al di là delle emozioni trasmesse da singole prestazioni attoriali o della crudezza di alcune situazioni. A fine film, la domanda che ha accomunato me ed i compagni di visione è stata "perchè ?". Trovandolo riuscito per messa in scena ed interpretazione, meno brillante per contenuti, oscuro nelle finalità, questo film non mi ha soddisfatto completamente.

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