Regia di Tom Dey vedi scheda film
Per la serie “l’unione fa la forza” (o dovrebbe farla), due divi in calo al botteghino si uniscono nella speranza di incrociare i rispettivi pubblici. In altri ambienti si chiamerebbe una sinergia, nel caso di Eddie Murphy e Robert De Niro (in quest’ordine nei titoli di testa) è un’alleanza fra l’ex numero uno della commedia afroamericana e il sommo divo italoamericano. In “Showtime” sono due sbirri: Murphy ricicla il se stesso di “Beverly Hills Cop” (con annessa risata del doppiatore Tonino Accolla), De Niro disegna un agente della narcotici cinico e disincantato. Per uno scherzo (assai poco credibile) del destino, diventano entrambi star di un reality-show in stile “Ultimo minuto”. Il film diventa così una scusa per sfottere a sangue il mondo delle televisioni commerciali: Tom Dey, il regista, è un raro esempio di cineasta statunitense proveniente da studi accademici (Brown University, Centre des Etudes Critiques di Parigi, American Film Institute) e dalla critica (scriveva su “American Cinematographer”), e si vede. Il suo è il film di un intellettuale che usa i mezzi dell’industria spettacolare per tentarne una critica di costume. Impresa che riesce solo a metà: ma il film, ironico e fracassone, non è privo di un suo ribaldo fascino.
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