Regia di Gareth Edwards vedi scheda film
"The Creator" è ambientato in un prossimo futuro, susseguitosi ad un presente alternativo che ha visto robot ed altre macchine, animate da "intelligenza artificiale" divenire compagne sempre più strette dell'uomo, nonchè, anche esteticamente, simili allo stesso. Nella seconda metà del XXI Secolo, nel mondo si contrappongono due blocchi. Il primo è un generico "Occidente" sotto guida U.S.A., ove le I.A. sono state bandite in quanto ritenute possibile causa di estinzione per la specie umana e, da lungo tempo combattute. Il secondo è costituito da "Repubbliche Asiatiche", ove I.A. e uomini vivono in (dichiarata apparente) armonia. Joshua è un militare statunitense vissuto in Asia sotto copertura al fine di rintracciare Nirmata, un misterioso personaggio che guida lo sviluppo dei piani delle intelligenze artificiali. Dopo aver perse le tracce della moglie Maya nel corso di una cruenta azione bellica, lascia l'esercito e diviene un cittadino come molti altri; ma i suoi ex-superiori lo rintracciano, invitandolo a tornare in Asia, in qualità di conoscitore del territorio, insieme ad un'agguerrita squadra che ritiene di poter saldare, una volta per tutte, i conti con le intelligenze artificiali e gli umani che collaborano con loro. Il regista e produttore Gareth Edwards, già autore di "Rogue One", appartenente all'universo narrativo di "Star Wars", dirige un'opera di fantascienza ricca di azione e riferimenti all'attualità. Il tema portante è lo scontro tra due diverse visioni del mondo, diviso in altrettanti blocchi. L'"Occidente" del film ha smesso di progredire, quanto meno sul piano morale. Le sue guide, evocando l'ipotesi per la quale l'intelligenza artificiale, che anima robot ed androidi, possa soppiantare l'uomo (completamente) biologico, conducono una guerra senza quartiere contro le nazioni o popolazioni di diversa opinione. In ballo, in realtà, c'è la sopravvivenza di vecchi schemi e dinamiche che si riassumono nel dominio ... del più forte. Le "Repubbliche Asiatiche", guidate ed abitate da uomini e robot che vivono in armonia, intendono estendere in modo incruento tale ordine delle cose al bellicoso ed infido "Occidente", il quale perderebbe il ruolo di predominio che da decenni gli appartiene. Il protagonista Joshua (John David Washington) apprende tali dinamiche o sulla propria pelle, passando da un pericolo all'altro, o tramite lo stretto contatto con Alphie, una bambina / androide, che ha molto di quella figlia che non ha visto nascere in quanto è stato allontanato da Maya nel momento in cui essa era incinta. Alphie, cui presta il volto la giovanissima Madeleine Yuna Voyles, è, come gli altri, un androide senziente; ha, in più la facoltà di manipolare, tramite un "hacking remoto" le macchine, ed inoltre cresce, come un vero essere umano. E' l'arma definitiva che il guerrafondaio "Occidente2 cerca di eliminare. Il racconto si apre con una presentazione che consente di identificare i "buoni" come gli statunitensi, i "cattivi" gli asiatici. Tale percezione, tuttavia, gradualmente muta. I primi combattono senza onore, mediante sotterfugi ed uso di armi potentissime azionate a grande distanza dagli avversari. I secondi preferiscono la difesa all'attacco, usando la forza in misura dell'offesa ricevuta. Le genti (meccaniche e non) delle "Repubbliche Asiatiche" sono ispirate nelle azioni e costumi da un misticismo orientale - ovviamente, come immaginato dagli occidentali - che le rende molto serene; le loro terre sono pulite ed ordinate. Tutto, della rappresentazione di quelle contrade, richiama amore per la natura, serenità, armonia, tensione alla felicità, rispetto reciproco, in contrasto con il caotico, inquinato, riarso, contesto cittadino statunitense. L'attualità del film è insita nel dibattito apertosi in seno alla società civile circa il ruolo delle odierne e comuni I.A., di fatto aggregatori di informazioni reperibili sul web in grado di migliorare la propria resa con l'esperienza ed affiancare (o anche soppiantare) l'uomo in alcune attività, ma prive di quella coscienza che dirige l'azione dei robot del racconto, volta al fine ultimo del miglioramento della condizione umana. Ho apprezzato la ricostruzione delle ambientazioni; la miscela tra "orientalità" e tecnologia mi ricorda "Nirvana" di Gabriele Salvatores. Molti, del resto, sono i rinvii ad opere e fatti del passato. Le tematiche richiamano le opere di Neill Blomkamp; i principi che muovono gli automi sono connessi alle "tre leggi della robotica" di Asimov; elementi della trama ricordano "Avatar". Difficile, infine, data l'ambientazione, non pensare agli eccidi commessi dagli statunitensi in Vietnam, nel corso dell'omonima guerra. Ho trovato poco bilanciati i tempi. Molta importanza è data alle sequenze d'azione; il film è ricco di inseguimenti, fughe sotto copertura, sparatorie, combattimenti; è concesso, soprattutto nel finale, poco spazio a fasi più statiche ma non meno importanti per una buona comprensione degli eventi. Ciò, almeno per me, pregiudica la godibilità del film. "The Creator" è un'opera molto ambiziosa. Il regista desidera intrattenere, stimolare la riflessione, elevare critica sociale. Non riesce pienamente in alcuno dei tre intenti; tuttavia apprezzo le ambientazioni, l'intelligente rielaborazione di elementi propri di altre opere, la scelta di invertire gradualmentente i ruoli tra "buoni" e "cattivi", la spettacolarità di alcune sequenze. Consigliato, con qualche riserva.
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