Regia di Jon Watts vedi scheda film
Venezia 81. Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica.
Sembrava se ne uscisse in sala prima di approdare sulla piattaforma, poi Apple, che doveva distribuirlo in partnership con Sony, ha cambiato idea nonostante 'Wolfs" sia costato 105 milioni di dollari solamente per il cachet di Brad Pitt, George Clooney e del regista Jon Watts. Per quest'ultimo ne sono bastati 15 (ce ne sono voluti 10 per l'osannato "the Brutalist"). Lascio a voi i conti in tasca i due attori che con le loro scenette hanno animato la Mostra del Cinema. C'è da chiedersi come faccia Apple a sopportare perdite tanto consistenti perché non credo che questo film, nonostante il carisma ed il fascino di "Brangiorgina", possa produrre centinaia di migliaia di nuovi utenti. La sala poteva aiutare ad assorbire i costi.
"Wolfs", a tal proposito, aveva buone carte da giocare. Il fascino del duo protagonista è l'asso nella manica, senz'ombra di dubbio. Bastava questo per portare in sala chi sceglie l'attore prima del film. Ma per nascondere la carta vincente nella manica bisogna indossare la camicia. "Wolf" la camicia ce l'ha e per buona parte del tempo sembra pure quella buona, quella appariscente da indossare per una serata in discoteca, quella che abbaglia tra le luci stroboscopiche che infiammano la pista di adrenalina.
Il film inizia fragrosamente e fin dall'arrivo di George Clooney nella stanza d'hotel che necessita di una ripulita "Wolfs" si rivela come un simpatico divertissement in cui la professionalità del fixer è messa a dura prova da una marcata esposizione alla comicità. All'arrivo di Brad Pitt la situazione degenera ed il clima narrativo si fa sempre più divertente, qualche volta esilarante, sempre in bilico tra tocchi di comicità e violenta profusione di testosterone. Il gioco di Watts funziona. Mette nella stessa mano di poker un paio di divi e li costringe a sfidarsi a suon di siparietti e reciproci rimbrotti.
Il giovane pusher interpretato da Austin Abrams, un cucciolotto che non ha la benché minima idea della vita, tiene insieme i due "vecchi" risolutori dando modo al regista di farsi beffe dell'anzianità dei propri personaggi e delle proprie star.
L'inseguimento è esilarante quanto la scena del ratto, la distruzione dell'auto ed il trasporto del corpo. Fintanto che "Wolfs" si mostra come un giochetto iperbolico ed istintivo, stravagante ed irriverente, lo sviluppo garantisce spettacolo e comicità. Nel finale però il regista e sceneggiatore di "Spider-Man" è troppo preso dal desiderio di dare inutili e criptiche spiegazioni a ciò che prima era stato genuinamente indisciplinato. Ci interessava davvero sapere se dietro a tutto ci fosse un complotto? Perché mai irregimentare l'anarchica ed imprevedibile spontaneità degli eventi con una razionale prigionia? Le mie limitate capacità cognitive non hanno colto il senso della chiaccherata finale, all'interno del diner, ne il motivo dell'arrivo della cavalleria. Trappola, complotto, tradimento. Seguire i sottotitoli non è sempre facile. Acquistare un abbonamento per vedere la versione doppiata è francamente troppo. Rimarrà la curiosità così come il nebuloso passaggio finale rimarrà privo di risposte.
Nonostante le incertezze, piacevole e spassoso.
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