Regia di Brian Duffield vedi scheda film
“No One Will Save You” di Brian Duffield è un world/home/body/mind invasion - caratterizzato da un parossistico coacervo di citazionismo spinto e dotato di una sola linea di dialogo affidata all'ottima come sempre Kaitlyn Dever, qui one woman show - che intrattiene a dovere lo spettatore consapevole e smaliziato.
Con questo “No One Will Save You”, co-prodotto, scritto e diretto da Brian Duffield (“Jane Got a Gun”, “UnderWater”, “Spontaneous”, “Love and Monsters”), ecco finalmente, a distanza di oramai quasi un lustro, un film che può almeno parzialmente competere se non con l’inventiva almeno con la “riuscita finitezza” del “the Vast of Night” di Andrew Patterson (in attesa di “the Rivals of Amziah King”): sia chiaro, si tratta di un parossistico coacervo di citazionismo spinto, ma… funziona: da “Invasion of the Body Snatchers” (Don Siegel, 1956, da Jack Finney 1955) a “Nope” (Jordan Peele, 2022), passando per “the Twilight Zone” (Rod Serling, 1959), “2001: a Space Odyssey” (Stanley Kubrick e Arthur C. Clarke, 1968: la camera - non rococò - in cui ad un certo punto si risveglia Brynn), Steven Spielberg (“Close Encounters of the Third Kind”, 1977, e “War of the Worlds”, 2005, da H.G. Wells, 1901), “Contact” (Robert Zemeckis, 1997, da Carl Sagan, 1985), “Signs” (M. Night Shyamalan, 2002) e “Under the Skin” (Jonathan Glazer, 2013, da Michel Faber, 2000), e financo (non da prendere come riferimenti precisi, ma piuttosto per un immaginario condiviso che li coinvolge e parzialmente accomuna tutti) “the Arrival” (David Twohy, 1996), “DreamCatcher” (Lawrence Kasdan, 2003, da Stephen King, 2001), “SkyLine” (Greg e Colin Strause, 2010), “the Bay” (Barry Levinson, 2012), “the Beach House” (Jeffrey A. Brown, 2019), “the Block Island Sound” (Kevin e Matthew McManus, 2020) e “Significant Other” (Dan Berk e Robert Olsen, 2022), questo world-home-body-mind invasion dotato di una sola linea di dialogo (ovvero: la forma e lo stile permeano e plasmano la sostanza e il contenuto) non perde un colpo (così come la sua one woman show, l’ottima come sempre Kaitlyn Dever di “Justified”, “Last Man Standing”, “Men, Women & Children”, “OutSide In”, “Detroit”, “the Front Runner”, “Unbelievable”, “BookSmart”, “DopeSick”) e intrattiene a dovere lo spettatore consapevole e smaliziato.
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Fotografia di Aaron Morton, montaggio di Gabriel Fleming e musiche - molto buone - di Joseph Trapanese, più la “Knock On Any Door” (che non c’entra col capolavoro di Nicholas Ray) di Johnny Reine e Tommie Connor cantata da Ruby Murray.
Knock on any door,
Down in that old home town of mine;
Knock on any door,
You'll find a welcome, rain or shine.
[…]
So knock on any door,
You'll find a smile on every face;
Friendly kind of folk
Who never ever let you down.
Resta solo da capire se gl’invasori siano due specie di esseri autonomamente simbiotici o se si tratti anche per loro di un rapporto parassita-ospite. Ad esempio: sono saltuariamente goffi per troppa supponenza o per le conseguenze della zombificazione? A naso propenderei per la seconda ipotesi.
* * * ¾ - 7.5
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