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Captain America: Brave New World

Regia di Julius Onah vedi scheda film

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La recensione su Captain America: Brave New World

di Antisistema
2 stelle

Nuovo ordine mondiale, in vecchi schemi ammuffiti. “Captain America: Brave New World” di Julius Onah (2025), mira negli intenti alla grandezza, attraverso la disputa delle nazioni, per il controllo dell’isola Celestiale sorta nell’Oceano Indiano durante gli eventi di “Eternals” di Chloè Zhao (2021). L’uomo si scopre infinitamente piccolo, innanzi alla vastità delle minacce meta-umane ed aliene. In tempi di crisi all’orizzonte, gli Stati Uniti si sono affidati a capi autocratici come Lincoln, Roosevelt, Truman, Eisenhower e Trump.
Il mondo Marvel, da sempre legato alla realtà dei suoi tempi, legge le incertezze odierne e piazza alla Casa Bianca un militare; il generale Thaddeus Ross (Harrison Ford). “Together” è lo slogan del nuovo presidente, che vorrebbe coagulare attorno a sé un paese spaventato, innanzi ad un mondo divenuto improvvisamente sconfinato.  
Gli USA da sempre hanno usato i pericoli esterni, come strumento di unità del fronte interno. Ross non ci mette molto a chiamare Sam Wilson (Anthony Mackie), il nuovo “Captan America”, per proporgli di riformare gli “Avengers” e al contempo dare un posto di rilievo alla minoranza di colore. Essere qualcosa a cui gli americani possano aspirare vedendo il meglio della propria nazione oppure identificarsi nella presidenza e diventare quindi strumento politico?
La scelta di Wilson tra gli opposti, in potenza sarebbe forte sulla carta, ma in atto non lascia mai respirare appieno la potenza di tale decisione. Il suo mentore, Isaiah Bradley (Carl Lumbry), nel suo essere un ex-super soldato, rappresenta tutte le minoranze che per gli USA hanno dedicato un’intera vita, vedendosi relegati nell’oscurità. La sua posizione, assai più critica nei confronti dell’istituzione della presidenza, risulta l’ennesima tematica, di una Marvel, che vorrebbe farsi grande attraverso messaggi sociali, finendo con il risultare invece superficiale e fuori fuoco.
Il quarto film dedicato a Captain America, mostra tutti i limiti di una catena di montaggio, senza più una direzione chiara da prendere. Il risultato è un raffazzonato patchwork privo di quella visione, così tanto citata. Il tono delle immagini non trova mai il giusto bilanciamento.
Le intenzioni serie e la gravità derivata da una crisi mondiale - tra l'altro molto poco credibile nel suo sviluppo, scioglimento e sopratutto assenza di "pesi massimi" come Russia e Cina nello scacchiere -, si scontrano con una comicità grossolana - Joaquin Torres (Danny Ramirez) è un personaggio burletta nell’arco delle due ore - e delle immagini prive di ambizioni.

 

Anthony Mackie

Captain America: Brave New World (2025): Anthony Mackie


Si punta su un bulimico accumulo senza costrutto - ben tre villain; “Sidewinter” (Giancarlo Esposito), “Il Capo” (Tim Blake Nelson) e Red Hulk (assai argutamente mostrato nel trailer) -, nella vana speranza di coprire il niente delle immagini, prima ancora che delle idee stesse.
Un complotto di proporzioni mondiali, dove il destino del pianeta in bilico, viene soffocato da inquadrature televisive nell’impostazione. Che sia la Casa Bianca, il covo del “Capo” o la marina militare nell’Oceano Indiano, la regia di Julius Onah, tramuta il rettangolo del grande schermo del cinema, in quello della TV casalinga, reprimendo ogni ambizione che la storia vorrebbe comunicare.
Il termine “blockbuster”, racchiude un evento spettacolare da regalare agli occhi degli spettatori. Invece Onah, nonostante i 190 milioni di budget, risulta incapace di costruire una scena d’azione, che giustifichi un tale dispendio monetario. 

Captan America e Falcon volano sopra l’immensa distesa oceanica, tra i caccia di varie nazioni in guerra, in un intento che vorrebbe essere grande, ma nella realtà dei risultati sconta un risultato mediocre e piccolo.
La logica è quella di una grandezza confinata nelle quattro mura di una stanza, quasi come se la prigione in cui viene relegato per gran parte del film l’imponente Isaiah Bradley, assurga a metafora dell’opera stessa; una sceneggiatura da dipanare attraverso 6 episodi, condensata in una pellicola da poco più di 2 ore. I personaggi non hanno psicologia alcuna, muovendosi da un punto all’altro senza alcun momento di libertà dato da un montaggio ipersaturo di nuove situazioni, altri complotti e svolte senza peso drammaturgico. Ogni fatto viene sommerso da una verbosità di maniera, senza mai far vivere a Sam Wilson le azioni compiute. Il risultato finale non può che essere privo di potenza, come il Red Hulk, simbolo del lato oscuro della presidenza americana, malamente sprecato e tenuto a bada da un Captan America, privo di poteri, ma imbottito di aggeggi e oggettistica militare. Assai poco “super”, mancante di “eroe” e decisamente pregno di molta piaggeria assolutoria. Si cancellano in un solo colpo tutte le negatività, per esaltare una nazione in grado sempre di autocorreggere gli errori a favore di valori vecchia maniera a cui si ritorna nello status quo. Morte all'America, Dio benedica l'America

 

Harrison Ford

Captain America: Brave New World (2025): Harrison Ford

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