La recensione su Captain America: Brave New World

di alan smithee

5 stelle

AL CINEMA

Il neoeletto Presidente degli Stati Uniti Thaddeus Ross, dal passato piuttosto controverso, (lo interpreta Harrison Ford, che fa il suo debutto nel Marvel Cinematic Universe), si trova a convocare il soldato ex paracadutista Sam Wilson (Anthony Mackie), da qualche tempo nuovo Capitan America, dopo aver iniziato a collaborare anni addietro con gli Avengers con l'identità di Falcon, e poi incoronato al ruolo del "capitano" dallo stesso, indimenticato Steve Rogers.

Un tentativo di furto della indistruttibile lega, la più duttile e resistente mai vista, conosciuta col nome di "adamantio", elemento rivoluzionario ed irrinunciabile per le proprietà che lo caratterizzano, innesca un complesso incidente internazionale che rischia di porre fine agli accordi che inducono gli stati della Terra a collaborare, dopo la tragedia occorsa a metà degli abitanti del globo, uccisi, anzi letteralmente annientati ad opera del perfido Thanos.

È quasi impossibile star dietro ad una trama che prosegue in rigoroso e formalmente impeccabile ordine cronologico di film in film ormai da decenni, includendo, oltre alle vicende strettamente connesse di tutti i precedenti film Marvel, pure i serials della medesima casa produttrice (in questo caso molto deriva da quanto accaduto in The Falcon and the Winter Soldiers, del 2021).

Impossibile perché, anche ammesso che lo spettatore-modello abbia visionato tutto il pregresso, risulta davvero difficile riuscire a mantenere perfettamente il filo della narrazione che coinvolge una molteplicità di personaggi ed eroi.

Per questo motivo meglio fidarsi ciecamente di quanto rivelato.

Inutile sforzarsi di ricordare, ripassare ciò che è accaduto, accanirsi su certe meticolosità di particolari narrativi che è naturale che sfugga o alla memoria.

Risulta molto più salutare dare certi particolari per scontati, ed accettare collegamenti e svolte di buon grado, come dinamiche narrative che non ammettono spiegazioni ulteriori.

Lasciandosi finalmente prendere dalla dinamica dell'azione, che anche qui non manca affatto.

Questo più recente capitolo sull'eroe cardine della Marvel, sfrutta una spy story incalzante ed introduce una figura di presidente degli USA controverso ed astuto, in grado di rivelarsi piuttosto coerente con quello attuale.

Vedere costui trasformarsi in qualcosa di molto simile ad Hulk, ma di colore arancione, non può davvero essere un caso e non rimandare, con una sfrontata ma apprezzabile vena ironica, alla chioma dell'attuale rieletto presidente Trump.

In questo nuovo minestrone action appare anche un nuovo Falcon (lo interpreta Danny Ramirez), secondo una inflessibile regola di passaggio di consegne che tende a far prevalere l'eroe nella sua essenza più mistica o mitologica, rispetto alla sua connotazione materiale e attoriale, a scapito della sua identità personale e fisica, legata alle decisioni e ai contratti che legano gli attori di volta in vta prescelti o ingaggiati.

Non mancano poi lungaggini, una certa pesantezza di dinamica di racconto, e certo il pensiero all'originario eroe incarnato da Steve Rogers nella tradizione fumettistica, non crea favoritismi particolari a favore del nuovo eroe.

Ma le premesse per ricreare la squadra degli Avengers sono in corso e la circostanza può creare un certo appeal che ormai, in casa Marvel, sembrava un aspetto quasi completamente affievolito da troppa meccanicità di scrittura e confezione.

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di Marco Poggi 20 febbraio 2025, 00:30

L'Hulk di Harrison Ford è di colore ROSSO, non arancione!
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di alan smithee 20 febbraio 2025, 11:55

Si nei fumetti tende più all'arancione e io mi sono un po' fatto condizionare dalle "nuances" del presidente in carica....
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