Regia di Sean Durkin vedi scheda film
Di questi tempi che si critica sempre l’essere maschio più tossico (delle volte pure goffamente) dal punto di vista femminile, guarda caso tale tossicità la patiscono pure i maschi stessi.
THE WARRIOR-THE IRON CLAW di Sean Durkin, regista a me sconosciuto, ma per chi volesse nella sua opera prima LA FUGA DI MARTHA ha diretto una giovane Elizabeth Olsen alla sua opera seconda…!
Detto ciò il film narra la storia vera (meno vera di quella reale che era pure peggiore) di Kevin Von Erich e della sua famiglia. Lui, suo padre Fritz, la madre Doris e i suoi fratelli Kerry, David e Mike vivono la loro vita insieme tra attività sportive, disciplina ferrea, uscite sporadiche e relazioni. Ad eccezione di Kerry e Mike, dediti all’atletica leggera e alla musica, Kevin e David mettono anima e corpo nel wrestling professionistico. Successivamente arriveranno pure gli altri due a praticarlo. Tutto quanto sotto la supervisione del padre Fritz con un passato da lottatore e con la costante ossessione del titolo di campione del mondo più e più volte mancato. Tale ossessione, tra mascolinità tossica, affetti mancati e condizionamenti mentali, si ripercuoterà nella vita dei figli con conseguenze tragiche.
Intanto sono ben passabili Jeremy Allen White e Zac Efron, in particolare quest’ultimo fisicamente preparato e che recita meglio che in passato senza passare da bisteccone cartonato. La regia è buona sia nei combattimenti che nelle sequenze dialogate. I primi piani sanno sfruttare bene le immagini e i particolari nella narrazione e l’atmosfera del wrestling anni ’80 si sente. Per quanto riguarda la trama e la scrittura c’è una buona impostazione del concept principale, ossia della dissacrazione e lo stravolgimento del machismo. Di come anche l’edonismo è sì patinato, ma come uno strato che malcela dei lati umani più fragili, complessati e con gli anni sempre più usurati.
Mi spiace solo che la costruzione di tale condizionamento negativo del padre verso i figli, specialmente nella prima parte, si poteva scrivere più visceralmente, con più mordente e più in profondità, dando la sensazione che il film incominci ad ingranare soltanto nella seconda. Diciamo che tra causa ed effetto è più riuscito l’effetto. In più il fatto della “maledizione dei Von Erich” rischia in alcuni punti di scadere nel retorico.
Comunque è un buon film che poteva dare di più. Tra l’altro Zac Efron, con quella faccia, il taglio di capelli e il fisico super muscoloso, sarebbe una figata vederlo nei panni di He-Man in Masters of the universe!
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