Regia di Oz Perkins vedi scheda film
Il caso cinematografico dell’anno, l’horror che ha tolto il sonno al pubblico americano, e ora anche nelle sale italiane giusto in tempo per Halloween, non è veramente un horror quanto, piuttosto, un thriller poliziesco che sfocia nel soprannaturale oltre che un esperimento tutto sommato interessante, anche se non completamente riuscito.
Diretto e scritto da Osgood Perkins (February - L'innocenza del male, Sono la bella creatura che vive in questa casa, Gretel e Hansel), figlio del leggendario Anthony Perkins di Psycho, Longlegs è anche (soprattutto?) la dimostrazione di come, oggi anche più di prima, una campagna di marketing, martellante ed enfatica, riesca a convincere il pubblico generalista di trovarsi di fronte a un nuovo fenomeno del Cinema horror contemporaneo.
In pratica un instant cult prima ancora di uscire nelle sale, grazie a una martellante campagna mediatica come non si vedeva dai tempi di The Blair Witch Project, costruita ad arte nei mesi precedenti all’uscita con il rilascio di brevi e criptici teaser e svelandone il titolo solo più tardi, con l’uscita del trailer ufficiale sostenuto da un marketing che comprendeva, tra le altre cose, numeri telefonici da chiamare, codici da decifrare, siti web realizzati come finti archivi e dossier sull'attività del misteriosissimo serial killer e celando per tutto il corso della campagna pubblicitaria l’aspetto di Nicolas Cage, all’ennesimo rilancio della sua carriera cinematografica e divo trasformista per la prima volta (credo) nel ruolo del serial killer, contribuendo a generare ulteriormente curiosità e attesa per la pellicola.
Con sorpresa di (nessuno?) molti, l'hype generato mediaticamente si è rivelato però non proporzionale al risultato rischiando di deludere chi si aspettava ormai un capolavoro.
Longlegs è invece un perfetto film per Halloween, un “cult” costruito però a tavolino ma non certo privo di pregi, tra soluzioni originali, immagini allusive e un impianto sonoro straniante, e capace comunque di regalarci un personaggio da incubo, consentendo al contempo a Mr. Cage di eccellere nel proprio particolarissimo stile di recitazione, e un'atmosfera ansiogena e inquietante, ricorrendo a simboli ed elementi perturbanti ma che però non riescono a nascondere completamente i difetti di sceneggiatura.
Il film ha un taglio stilistico affascinante riuscendo anche a creare un’atmosfera vagamente vintage, ma Perkins preferisce decisamente la definizione del tono e del senso di pericolo al racconto stesso, e questo si manifesta anche in passaggi troppo confusi ed elementi narrativi anche familiari ma spesso incoerenti.
Lo stesso titolo del film gioca con l'immaginario infantile e il classico per ragazzi Papà Gambalunga di Jean Webster in cui un misterioso benefattore concede a un'orfana l'opportunità di frequentare l'università, e rielabora, non sempre efficacemente, tutte le influenza da cui attinge la pellicola, dall’apocalisse di Giovanni a Charles Manson e, in campo cinematografico, da Il silenzio degli innocenti a La zona morta di King/Cronenberg passando anche per X-Files e True Detective ma, soprattutto, da L'esorcista III di William Peter Blatty.
Perkins è autore anche della sceneggiatura, disseminandola di molti archetipi del genere, di culti satanici, di bambole possedute e suore inquietanti oltre che da atmosfere soffocanti e cieli perennemente plumbei e incombenti, garantendo da par suo un’esperienza profondamente disturbante senza nemmeno indulgere troppo nel Gore (le scene più cruente e sanguinose avvengono quasi sempre fuori scena).
La paura, il disagio e l'angoscia dell’opera scaturiscono anche dalla colonna sonora, opera di Zilgi, nome d’arte di Elvis Perkins, fratello del regista, e dalla fotografia di Andrés Arochi mentre il montaggio è di Graham Fortin & Greg Ng.
Geniale è anche la scelta di Nicolas Cage, anche produttore, per interpretare l’inquietante serial killer, una specie di dandy dal volto sbiancato che sembra uscito da un album glam rock (e non credo sia un caso che sui titoli di coda furoreggiano i T-Rex di Marc Bolan, idolo di Cage, con Bang a Gong - Get it On), che ci regala una delle sue interpretazioni più estreme.
Spesso deriso per le sue performance bizzarre, Cage è davvero disturbante nei panni di un satanista sfigurato probabilmente da troppi interventi chirurgici, forse proprio per compiacere “colui che abita il piano di sotto”, e la cui apparenza androgina sembra voler richiamare quella di Bufalo Bill de Il silenzio degli innocenti ma a rischia di una lettura transfobica proprio come nell’opera di Demme.
Proprio l'effervescente (!) interpretazione di Cage permette però di rompere l’inquietudine della pellicola con sprezzi di humor nero, evidenziato anche dall’aspetto e dagli atteggiamenti clowneschi del personaggio.
Ma non è lui il protagonista della pellicola.
Evidentemente ispirata alla Clarice Sterling di Il silenzio degli innocenti (il film è perfino ambientato negli anni '90 come la pellicola di Demme), la protagonista è l’agente novellina dell’FBI tormentata da un intuito da sensitiva al limite della chiaroveggenza che la fa subito notare dal Bureau, arruolandola nelle indagini su alcune famiglie sterminate secondo modalità piuttosto oscure.
In un mix tra Clarice Starling e il Will Graham del Manhunter di Michael Mann, entrambi tratti dai romanzi di Thomas Harris (alto nume tutelare dell’opera di Perkins), l’ottima Maika Monro lavora di sottrazione fornendo una prova trattenuta ma efficace.
Completano il cast Alicia Witt, Blair Underwood, Kiernan Shipka, Dakota Daulby, Rryla McIntosh, Michelle Choi-Lee, Lauren Acala e Ava Kelders.
"Vidi salire dal mare una bestia che aveva dieci corna e sette teste, sulle corna dieci diademi e su ciascuna testa un titolo blasfemo”
Il problema è che tutto il lavoro di preparazione e le tematiche adottate sembrano scimmiottare Fincher o Demme senza però restituire davvero tridimensionalità ai personaggi, risultando stucchevole nelle sue spiegazioni esoteriche riguardo alle motivazioni degli omicidi.
Riguardo invece proprio alla parte più propriamente horror della pellicola, le suggestioni adottate sembrano scelte un po’ a caso piuttosto che amalgamate tra loro, figure utilizzate per suggerire un immaginario che risulta però poco coeso alle stesse dinamiche investigative.
In definitiva, Longless è soprattutto un film d’atmosfera, più interessato agli elementi para testuali che non al film in sé, ma tolta l’ambizione di essere il nuovo Silenzio degli Innocenti, in realtà creata più dalla distributrice Neon che non dallo stesso regista, il film rimane un’opera con molti difetti compensata però da una visione credibile e decisamente inquietante.
VOTO: 6,5
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