Regia di Oz Perkins vedi scheda film
Il Diavolo alla porta.
Summer of Fear 2024:
- “LongLegs”, scritto e diretto da Osgood “Oz” Perkins;
- “Starve Acre”, scritto e diretto da Daniel Kokotajlo;
- “Cuckoo”, scritto e diretto da Tilman Singer;
- “Strange Darling”, scritto e diretto da JT Mollner.
Ecco quel senza capo né coda basato sul paradigmatico modello assolutista che il Male esiste e gioca a governarci (da un estremo all’altro: “Rosemary’s Baby”, “ the Exorcist” ed “Evil Dead”, mentre “the Shining”, "Bob" e "Post Tenebras Lux", per dire, sono un’altra cos’ancòra), un postulato assunto dogmatico che si regge sullo stile e, per citare un maestro dell’horror vacui, indimenticato autore di “Chicken Park” e “Odissea nell’Ospizio”, non è bello, ma piace: e “LongLegs” – l’opera quarta (in attesa di “the Monkey”) del figlio, fratello, nipote e bisnipote d’arte Osgood Robert “Oz” Perkins (“the Blackcoat's Daughter”, “I Am the Pretty Thing That Lives in the House”, “Gretel & Hansel”, più un cameo attoriale in “Nope”), questo «“the Silence of the Lambs” reygadas-lynchano...
...diretto da Robert Eggers» che inizia citando i T. Rex di Marc Bolan e trasformando il rosso aclockworkorangesco in uno zoom sgranantesi nella neve, ed ecco che poi arriva un egregiamente ripugnante Nicolas Cage, per l’occasione prosteticizzato in una crasi tra un Marilyn Manson di Busto Garolfo, un cosplay stropicciato di Bolan stesso, una mezza idea dell’It-coso di Stephen King, il Buffalo Bill di Demme/Harris/Tally/Levine, il Norman Bates paterno e l’evil version del mirror universe di una Valeria Marini glam-rock – è pure bello, anche se, per l’appunto, senza capo né coda.
“E questo lo rende giusto. E quindi lo farò ancòra, e ancòra, e ancòra.”
Maika Monroe (Labor Day, It Follows, Hot Summer Nights, Bokeh, the Tribes of Palos Verdes, After Everything, Tau, Greta, Honey Boy, Villains, the Stranger, Flashback, Watchers, Significant Other, God Is a Bullett), l’agente F.B.I. ed almost birthday girl Lee Harker, regge su di sé quasi tutto il peso della struttura (che Nicolas Cage abita), mentre il resto del cast è composto da Alicia Witt (prima Alia, sorella di Paul Atreides in “Dune”, ove lo dichiara essere il Kwisatz Haderach, passando per Gersten, sorella di Donna Hayward nel 1° ep. della 2ª stag. di “Twin Peaks” e, con una splendida performance nei panni dello stesso personaggio dell’universo lynchano, negli ep. 11 e 15 di “Twin Peaks - the Return”, e poi Zelda, amica “cacciatrice civile” di Piper nella 7ª ed ultima stag. di “Orange Is the New Black”), la madre di Lee, e Blair Underwood (il superiore di Lee), con in più due camei, quello di Dakota Daulby nel notevole post-prologo e quello, abbastanza indimenticabile, di Kiernan Shipka ("Mad Men", Chilling Adventures of Sabrina, the Silence, Swimming with Sharks, Totally Killer, White House Plumbers, the Last Showgirl, Stone Cold Fox), che torna a lavorare con Oz Perkins dopo “the Blackcoat's Daughter” e il cui personaggio però sarà purtroppo dismesso fuoricampo con un lodimo o, meglio, ‘oDimo. Fotografia (che gioca analetticamente e proletticamente, così come lo scorrere “inverso” del rullo dei titoli di coda, passando dal 4:3 al 2.39:1) di Andrés Arochi Tinajero, montaggio di Greg Ng & Graham Fortin e musiche di Zilgi, aka Elvis Perkins, fratello del regista (col quale anche lui torna a lavorare dopo “the Blackcoat's Daughter”), più le “Bang a Gong (Get In On)” e “Jewel” dei T. Rex di Marc Bolan.
Niente di più, niente di meno: tant’è, e non è poco. Ma… può bastare? Se non si pretende “Rosemary’s Baby”, “the Shining” o “Goksung”, e ci si accontenta - però è un bell’accontentarsi - di girovagare nei dintorni di “Late Night with the Devil” (Colin & Cameron Cairnes, 2023), beh, allora sì.
* * * ½ - 7.00
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