Regia di Kristoffer Borgli vedi scheda film
Situazione: Nicholas Cage comincia ad apparire nei sogni di tutti come una presenza inetta e poco intraprendente. Passa, guarda i sognatori che sognano cose pericolose, ma non aiuta né interviene: a volte sorride, a volte saluta, a volte guarda altrove. Cage interpreta Paul Matthews, di per sé un mezzo inetto ma professore accademico all’università e pure sposato con figlie - che lo calcolano il giusto, c’è da dire - ma è chiaro a tutti che il punto è Cage-in-sé. Come in The Unbearable Weight of a Massive Talent. Qualcuno, in Dream Scenario, dice ironicamente che “i meme diventeranno sogni”, ed è quello che succede in questo Borgli che dopo Sick of Myself torna a sviluppare una singola idea brillante in una girandola di situazioni grottesche ed esilaranti, qui in forma anche più smagliante, coeniano negli effetti e, ovviamente, A24 nell’estetica. Con alternanze ruvidissime fra risata e paura, e con un Cage da urlo.
Proprio alla luce di questo, il risveglio “antiwoke” della seconda parte appare una caduta libera: quanto più è estremo il modo in cui Borgli si scaglia contro gli effetti dei tribunali mediatici dei social, tanto più il ritmo perde smalto, i sottotesti da social commentary si fanno opprimenti e latita quel mix fra risata e paura che davvero faceva il genio della prima parte. Un peccato, una svista raggelante.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta