Friuli, anni Trenta: il piccolo Checo è vittima degli scherni e del rifiuto dei compagni, che lo hanno soprannominato "spaventapasseri". L'isolamento e la paura lo assalgono, ma Checo saprà vincere l'ossessione per gli "uomini di paglia".
Note
Dal racconto autobiografico "Io non ero un fanciullo" di padre Davide Maria Turoldo.
In un paesino del Friuli vive il piccolo Checo con la sua famiglia. Una famiglia di contadini, povera e rassegnata alla miseria. Checo viene soprannominato 'spaventapasseri' dagli altri bambini e ridicolizzato; lo spaventapasseri nei campi diventa così il simbolo mostruoso delle paure del piccolo, arrivando a comparirgli nel buio della sua cameretta, di notte, come un minaccioso presagio… leggi tutto
Un anomalo prete friulano, David Maria Turoldo, ed un intellettuale marxista toscano, Vito Pandolfi, uniteli insieme, aggiungeteci un pizzico di Pinocchio, molto vino e molta, molta, polenta, shakerate bene ed avrete un capolavoro. Non son qui a raccontare balle, avete letto bene, ve lo sillabo meglio, CA-PO-LA-VO-RO. Doveva esser la prima parte di una trilogia ma la storia è terminata… leggi tutto
In un paesino del Friuli vive il piccolo Checo con la sua famiglia. Una famiglia di contadini, povera e rassegnata alla miseria. Checo viene soprannominato 'spaventapasseri' dagli altri bambini e ridicolizzato; lo spaventapasseri nei campi diventa così il simbolo mostruoso delle paure del piccolo, arrivando a comparirgli nel buio della sua cameretta, di notte, come un minaccioso presagio…
Un anomalo prete friulano, David Maria Turoldo, ed un intellettuale marxista toscano, Vito Pandolfi, uniteli insieme, aggiungeteci un pizzico di Pinocchio, molto vino e molta, molta, polenta, shakerate bene ed avrete un capolavoro. Non son qui a raccontare balle, avete letto bene, ve lo sillabo meglio, CA-PO-LA-VO-RO. Doveva esser la prima parte di una trilogia ma la storia è terminata…
Film che non lascia indifferenti ,con una magistrale fotografia e con una crudezza narrativa che ricorda alcuni passaggi di "Padre Padrone" o de "L'albero degli zoccoli", anche se qui tutto è avvolto da un senso di costante incapacità dei protagonisti di liberarsi da un destino a suo modo implacabile (vedremo invece come, nella narrazione quasi autobiografica di padre Davide Maria…
Il film prende spunto da una storia autobiografica degli anni '30,ma pensato per il Cinema una trentina d'anni dopo,risulta abbastanza interessante dal punto di vista narrativo-sociologico,facendo vedere la dura vita campestre (in questo caso della zona centro-meridionale del Friuli),con una buona interpretazione ovviamente spesso andante sul triste degli attori non professionisti che si vedono…
Non un capolavoro, ma un bel film di sicuro. E' intenso, partecipato, struggente. Esprime alla perfezione il sentimento di attaccamento alla terra e al proprio paese e, sotto sotto, spezza una lancia a favore di chi non è emigrato. Tanto più merito a Vito Pandolfi, che a quanto pare non aveva avuto diplomi di regia o assolto scuole cinematografiche. Ci sapeva fare, aveva la vocazione, il dono…
Uno dei primi film italiani che si immerge nell' ambiente rurale-campestre (che esploderà negli anni 70' con "Novecento" e,soprattutto,"L'albero degli zoccoli").Ingenuo nella sua sperimentalità,e forse proprio per questo abbastanza riuscito.Non riesce ad incidere come vorrebbe,ma mostra qualcosa di interessante. VOTO 6 ½
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