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Civil War

Regia di Alex Garland vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Civil War

di axe
7 stelle

In un prossimo futuro o presente alternativo, gli Stati Uniti D'America sono lacerati da una guerra civile. Quattro giornalisti, la coraggiosa e spregiudicata corrispondente di guerra Lee, il veterano Sammy, il versatile Joel e la giovanissima fotografa Jessie - quest'ultima accolta nel gruppo in virtù del suo entusiasmo, pur con titubanza da parte di Lee, la quale è consapevole dei rischi - si mettono in viaggio in direzione Washington, con lo scopo di intervistare il sempre più in difficoltà Presidente legittimo ed incidentalmente di documentare quanto vedono lungo il percorso. E ciò che trovano non è bello; lotte all'ultimo sangue, feroci esecuzioni, fosse comuni, popolazioni sfollate o costrette ad una posticcia "normalità" ottenuta sotto il controllo delle armi. Il regista e sceneggiatore Alex Garland ipotizza una ripartizione del territorio statunitense corrispondente a quattro schieramenti; non spiega come si sia arrivati alla secessione di alcuni stati, ne' quali siano le ideologie che ne guidano leaders e popolazioni. Si limita a mostrarne, tramite gli occhi - e gli scatti - dei protagonisti, i quali, in qualità di giornalisti, hanno più o meno garantita la libertà di movimento ed una sorta d'immunità, le gravissime conseguenze. I servizi essenziali sono carenti, il denaro ha perso valore; a fronte di ciò ne hanno acquisito via via di più, a causa della scarsità, beni quali cibo e carburanti. Avendo come sfondo una natura rigogliosa, quasi indifferente alle sofferenze umane (ciò ricorda un connotato di "La Sottile Linea Rossa", celebre film di guerra di Terrence Malick), i quattro giornalisti attraversano campagne e cittadine, assistendo agli orrori della guerra civile. Americani uccidono altri americani senza comprenderne bene i motivi, o anche per semplice astio. Non esiste pietà per chi, fino al giorno prima, era collega di lavoro, compagno di scuola, concittadino. Cadaveri penzolanti a monito dei passanti, cecchini pronti a sparare su qualunque cosa si muova, miliziani senza insegne ma ben armati e determinati accolgono i protagonisti; uno di loro rimane ucciso a seguito di uno scontro a fuoco con sanguinari soldati colti nel momento in cui inumavano decine di cadaveri in una fossa comune. Il cerchio si stringe intorno al Presidente; a seguito dell'assalto alla Casa Bianca, il suo staff è trucidato ed anch'egli viene eliminato senza troppi riguardi. L'esposizione sui media è importante per ognuno tra i contendenti; probabilmente, ritenendo i combattenti di ogni fazione di essere nel giusto, trovano vantaggioso che le loro azioni siano documentate dai giornalisti. Esistono ovviamente eccezioni; a nessuno fa piacere essere immortalato mentre scarica corpi umani dal cassone di un camion in una fossa comune. Come si pongono i protagonisti di fronte a tutto ciò ? Non sembrano schierati, ne' con l'uno, ne' con l'altro contendente. Con freddezza e cinismo a volte incredibili riprendono quanto accade di fronte a loro. Sammy (Stephen McKinley Henderson) è anziano; unisce all'esperienza una notevole dose di umanità, caratteristica della quale sia Lee (Kirsten Dunst) sia Joel (Wagner Moura) sembrano privi. La prima ha acquisito notevole esperienza e fama quale fotografa in zone di guerra, nulla sembra spaventarla; la sua prudenza l'aiuta a scampare i peggiori pericoli. Joel va oltre, ancor più spregiudicato corre diversi rischi senza che ve ne sia reale bisogno. Jessie (Cailee Spaeny) è poco più che adolescente; nutrendo ammirazione per Lee e volendo calcarne le orme, stringe un legame con la più anziana reporter, la quale, da un lato, la protegge; da un altro, volendole far comprendere le implicazioni del giornalismo di guerra, la espone ad ogni bruttura con la quale il gruppo entra in contatto. Jessie elabora, metabolizza, apprende infine la lezione. Lee, in prossimità dell'epilogo, muore colpita da proiettili per proteggere la giovanissima emula. Il decesso è immortalato in scatti a raffica ad opera di Jessie, la quale è poco dopo vicino a Joel mentre ques'ultimo raccoglie, con assoluta indifferenza, l'ultima dichiarazione del Presidente - una vana richiesta di aiuto - un istante prima d'essere ucciso. Sammy e Lee muoiono traditi dall'empatia; Joel e Jessie vivono ed hanno successo; quest'ultima mostra d'aver ben appreso la "lezione" e di poter degnamente raccogliere la, quanto meno controversa, eredità di Lee. Il regista, pur immaginando un contesto fantastico, non si allontana di molto dalla realtà. Gli Stati Uniti D'America sono scossi da tensioni sempre più intense, legate alle forti disparità sociali, ai nazionalismi, a spinte isolazioniste, ad un montante spirito di autocritica montante in parte della popolazione. Recenti eventi turbativi dell'ordine pubblico e della vita democratica non sono citati, ne' lo sono i loro protagonisti o ispiratori. Tuttavia, non è impossibile che lo spettatore ipotizzi la presenza di collegamenti che il regista volutamente non dimostra. Riguardo il ruolo dei media in connessione con il tragico contesto descritto, il pensiero va al film "La Seconda Guerra Civile Americana", diretto da Joe Dante. Amarissima commedia a contenuto satirico, duramente critica contro ogni aspetto della società statunitense di fine anni '90, ben definisce cause ed effetti degli scontri - in realtà ben pochi - tra cittadini della stessa nazione, assegnando all'attività dei media il ruolo di "benzina sul fuoco". Alex Garland offre un'immagine diversa. La presenza dei giornalisti non sembra influenzare gli eventi; si dà loro importanza, ma si ha l'impressione che, in loro assenza, le cose non andrebbero diversamente. Costituiscono una categoria autoreferenziale, si riconoscono tra simili pur in collocazioni diverse, si comportano con professionalità e freddezza. Ciò, in situazioni di grande pericolo, ne garantisce la sopravvivenza; l'essere umani - quindi a volte empatici, a volte desiderosi di giocare, a volte vittime di crisi personali, li perde. Il regista assume dunque un atteggiamento critico nei confronti della loro attività. Il ritmo del film è lento e le avventure del gruppo sono rappresentate quasi come episodi distinti. Se ne ricava un'impressione di "sfilacciamento". La guerra civile non è movimento di grandi eserciti divisi in precisi schieramenti ed animati da idee ben precise e distinte; è una lotta tra vicini di casa, un continuo fuggire, l'aprirsi improvviso di voragini di fronte ai propri passi. Una estrema precarietà segna la vita dei cittadini nel grave frangente ipotizzato; in cambio di cosa ... non si sa. Un buon film d'azione ed avventura, d'impronta drammatica, ambientata in un ben costruito contesto di fanta (ma non troppo) politica.

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