Regia di Alex Garland vedi scheda film
Una Kirsten Dunst giornalista, struccata, appesantita dal tempo e pessimista, guida un quartetto di protagonisti per le strade di un'America in guerra contro sé stessa per intervistare un Presidente degli Stati Uniti tirannico. I colpi di scena stanno nelle sparatorie, che sono girate in presa diretta e risultano crude, dirette e spietate.
Una Kirsten Dunst quarantenne giornalista, struccata, appesantita dal tempo e pessimista (ormai, da anni, abbonata a film impegnati), guida un quartetto di protagonisti per le strade di una futuribile America in guerra contro sé stessa per intervistare un Presidente degli Stati Uniti tirannico. I colpi di scena stanno nelle sparatorie, che sono girate in presa diretta (tipo quegli episodi di "E.R. MEDICI IN PRIMA LINEA", dove gli pseudo-dottori/protagonisti recitano, senza stacchi, gettandosi a capofitto a suturare e operare i pazienti, che vengono ricoverati in ospedale) e risultano crude, dirette e spietate. Da apprezzare il rapporto fra la giornalista disillusa e navigata e la fotografa agli inizi di carriera, due personaggi simili e agli antipodi, ma anche il loro viaggio in un'America in cui si spara senza una vera ragione, se non quella di sopravvivere. Straziante pellicola, che non rispermia le sequenze forti, ma le amplifica fino a renderle esasperanti. Kirsten Dunst è bravissima a incarnare una giornalista che veste casual e che s'imbruttisce. L'unica volta che la si vede più sorridente, è quando entra in un negozio, di un paese dove non si combatte, e indossa un vestito da sera verde. La sua arma non è un mitra, ma una fotocamera, che usa quando si accoda ai soldati che sparano. Il film non è "APOCALYPSE NOW", né il presidente è un novello colonnello Kurtz, ma ha anch'esso i suoi momenti forti, anche perché u quattro giornalisti rischiano la vita in ogni scena.
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