Regia di Edward Berger vedi scheda film
Un film prevedibile, scontato perché mostra lo stereotipo popolare del clero cattolico. Il protagonista è lo steriotipo del cardinale di buon cuore ed onesto, colto da scrupoli di coscienza e desiderio di cambiare le cose. È esattamente ciò che la plebe pensa: che in certi ambienti del potere ci sia uno spiraglio di coscienza, specialmente nel Vaticano, banca off-shore di evasori e malavitosi (le leggi del dio cattolico sono al di sopra di quelle civili - sanno di essere disonesti). Niente di nuovo. È un film descrittivo/didattico finto proprio perché pretende di riprodurre la realtà dei fatti. Spiare dalla toppa della porta ciò che avviene nelle stanze del potere è un'altra cutiosità del popolino, perciò questo film ha un certo appeal sui poveri di spirito; contraltare della sbirciatina alle donne che si spogliano - desiderio sessuale e desiderio di potere vanno a braccetto, quindi commedie sexy e ammirazione servile dell'autorità civile. Il rosso è un colore assai fotogenico ed attraente e le scenografie monumentali fanno il resto (la scalinata della reggia di Caserta, tanto all'estero che ne sanno?). I dialoghi sono convenzionali e volgarmente caricati. Non c'è niente di nuovo, di fresco, di originale in questo film. Basti tener presente che l'elezione di Papa Francesco (e soprattutto, la scelta del nome) è stata una pura operazione di marketing, di propaganda.
Cosa dovrebbe succedere dopo la visione di questo film? Che i cardinali si passano una mano sulla coscienza? Ahahahahah Poveri illusi. Toh, il colpo di scena finale. Effetto "Sesto senso". È una caxxata sentimentale come piace agli elettori degli Oscar. Un film è un'opera figurativa, estetica, non di retorica politica.
Nota a margine. Egli disse: "Nessuno si faccia chiamare padre, o maestro." Figuriamoci Santo Padre.
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