Regia di Edward Berger vedi scheda film
Conturbante, intrigante, disturbante, nella sua accezione migliore (non quella riferita al trucidume splatter). Qui sono le anime a venire disturbate, gli ideali mischiati al fango umano; si sgretolano evidenze, si alimenta l’indistinto, lo si celebra proprio, e una presunta lentezza diventa d’obbligo, necessaria, a calarti nella ritualità schiacciante e ripetitiva, nella Chiesa che non riesce ad evolvere senza spogliarsi del suo passato pesante come un paramento prezioso, anzi, tenta la retromarcia, arroccandosi nelle proprie roccaforti, ammantate di sacralità stantia e ipocrita.
La beatificazione dell’intrigo.
Un film che invita a riflettere chi è ancora animato da sentimenti e può credere. Nutrendo Fede autentica, quella alimentata dal dubbio, perché la certezza non può essere di questo mondo e avere fede non avrebbe senso se non esistesse davvero mistero.
“Siamo per l’Ideale, ma non certo ideali” si cita ad un certo punto.
Esaltando ogni fragilità, ogni debolezza, ogni influenzabilità.
I protagonisti del film sono poliedrici esempi di come si può affrontare un potere assoluto. Con grazia e remissione (rari) oppure con lucida, drastica e razionale imprenditorialità.
Ralph Fiennies giganteggia, Stanley Tucci misurato, Castellitto deborda forse anche troppo.
Siamo uomini, e quando arriviamo a certe scelte, determinati livelli, anche in ambito spirituale, Dio sembra divenire un accessorio.
Una narrazione, in questo Conclave, che disegna scenari di ridimensionamento e illuminazione certamente auspicabili ma, al momento, destinati ad essere solamente oggetto di letteratura e fantasia.
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