Regia di Emerald Fennell vedi scheda film
La combinazione letale di intento satirico e rifacimento del Teorema pasoliniano che Emerald Fennell cuce sul suo irritante Saltburn è il risultato di una convinzione: è possibile e legittimo sparare ovvietà sul mondo, sulla società e sui ricchi viziati a costo che il miscuglio sembri qualcos’altro. Saltburn attua una miriade di strategie per distrarre e deviare dal suo esilissimo nocciolo di social commentary illudendo di costruire gelosie, attrazioni, dinamiche da folle melodramma, performance di corteggiamenti e manipolazioni, ostinandosi su corpi nudi scolpiti percorsi con la sensibilità di un macellaio. È la storia dello sfigato (ma fisicatissimo, sveglissimo, brillantissimo) Barry Keoghan che si innamora del ricco viziato Jacob Elordi, gli penetra nella megavilla-castello megalusso e cerca di ribaltare a suo favore il perverso agguato che gli tende da ogni parte la superficialissima alta società (fors’anche l’aristocrazia decadente). Non solo un’inverosimile barzelletta in uno stiloso 4:3 con tutti gli alibi per “essere presa sul serio ma non troppo”, ma la versione for dummies di un gioco al massacro in cui la grossolanità di scrittura si giustifica con l’iperbole cinica e il teen drama versione ultraposh. Comicità greve, plot twist eccessivi e momenti-soprammobile di tetro erotismo mettono il fiocco a un pacchettino regalo che riporta il grottesco bunueliano a un’estetica neon di riporto, mai davvero folle perché calcolata, mai davvero spietata perché irreale, mai davvero eccitante perché pensata per un target così striminzito che ci si soffoca dentro. Può interessare gli appassionati delle stilizzazioni depalmiane dei thriller erotici quanto Promising Young Woman poteva interessare gli appassionati di rape and revenge.
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