Regia di Nicola de Rinaldo vedi scheda film
Come ormai capita spesso nell’ultimo cinema italiano, è dal Sud (e dai cineasti del Sud) che arrivano i quasi unici squarci coraggiosi sui disagi “lontani” ma sempre presenti che attanagliano le nostre bellissime ma troppo violate terre meridionali. Dopo la Puglia di “Lacapagira” e “Sangue vivo”, la Sicilia di “Placido Rizzotto” e “I cento passi”, la Sardegna di “Pesi leggeri” e la Calabria dell’ottima fiction “La voce del sangue”, tocca ora alla Campania (già sfondo parziale del bellissimo “Tornando a casa”) fare la sua parte e versare il proprio obolo cineartistico. È un boss della camorra, infatti, il protagonista di quest’esordio firmato Nicola de Rinaldo. Un boss sul viale del tramonto, avvilito dalla sua stessa violenza e da un lutto familiare impossibile da rielaborare. Nemmeno la giovane freschezza di una donna che lavora come ricercatrice presso l’Osservatorio Vesuviano (il film si svolge nella zona, ad alto rischio sismico, che circonda il celebre vulcano), riesce a riconciliarlo col mondo, compreso il suo. La mano di De Rinaldo è felice con gli attori (soprattutto Carpentieri, che ritaglia un malinconico ex potente con minimalistica precisione), e con gli sfondi, che denunciano crisi culturali preoccupanti e degradi pressoché insanabili; un po’ meno col ritmo, devoto più al piccolo che al grande schermo.
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