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Hotel Dajti

Regia di Carmine Fornari vedi scheda film

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La recensione su Hotel Dajti

di speedy34
6 stelle

Scorrendo la filmografia del regista pugliese Carmine Fornari (documentari, mediometraggi e lungometraggi di fiction) è possibile rintracciare un unico comun denominatore: l’attenzione e lo sguardo “curioso” ed appassionato su quel mondo “diverso”, lontano e confinante allo stesso tempo con le nostre indifferenti vite quotidiane, che davanti alla sua cinepresa diventa cronaca mai pietistiica o sentimentale di realtà “così vicine così lontane”.
Dopo “Amico arabo” (1992), storia di un travaso di immaginario tra un italiano disilluso ed il suo amico arabo, Carmine Fornari ritorna al cinema con “Hotel Dajti”, racconto della rete di fili sottili che, tra ricordi ed emozioni, ha sempre unito la gente del Mediterraneo. Un amore sfortunato tra una costa e l’altra, divisa solo da pochi chilometri di mare: le spiagge della Puglia e dell’Albania che sembra si guardino l’una di fronte all’altra.
E questa volta il cinema racconta l’Albania non come l’ennesimo problema di politica internazionale da risolvere ma soffermandosi sui volti di chi dietro la disperazione non ha mai avuto nulla, sui sentimenti di un popolo, su storie ed emozioni che mantengono intatto il fascino ed il mistero di questo piccolo e spesso dimenticato angolo del Mediterraneo.
In un continuo gioco di flashback, Andrea (Flavio Bucci) racconta la sua vita al giovane Pinuccio (Francesco Giuffrida), figlio di “nessuno”, che capita nella sua casa portando in tasca una fotografia che prova che la donna amata per tutta la sua vita, Sara, è ancora viva. Era ancora un ragazzo quando, giovane illusionista nei teatri di periferia nella Roma del 1938, per uno sgarro alla Polizia scappa ed accetta una scrittura in Albania al Grand Hotel Djtiti. A Tirana Andrea (Michele Venitucci) incontra una giovane ragazza albanese, Sara (Sarah Baumann) e si innamorano perdutamente. Insieme, dopo essersi sposati, faranno degli spettacoli di illusionismo al limite della realtà che li renderanno famosi in tutto il Paese. Ma la Polizia riesce a rintracciarli ed in un disperato tentativo di fuga Andrea ed il figlio Emir riusciranno a salire sul traghetto mentre Sara viene colpita da un proiettile e sparisce in acqua. Dopo quarant’anni Andrea, per ricucire le vecchie ferite e soprattutto ricongiungere una famiglia distrutta dagli eventi del tempo, ritorna a Tirana per incontrare una Sara (Piera Degli Esposti) gravemente malata.
Facendo passare Pinuccio per il figlio Emir, morto giovanissimo, in una sorta di grande e finale gioco di prestigio le regala l’ultimo sorriso così permettendole di chiudere gli occhi con una dolce espressione sul viso.
E di questi racconti così malinconicamente romantici e veri (Andrea Inghirami è esistito realmente ed era un famoso prestigiatore) è ricca la storia del popolo albanese che anche durante gli anni mussoliniani rimase in stretto contatto con l’Italia. Poi ci fu il comunismo di E. Hoxha e tutto finì: furono interrotti i rapporti, fu vietato uscire dall’Albania e soprattutto entrarvi, non era neanche possibile inviare una lettera. Era come se quel lembo di terra avesse volutamente deciso di scomparire dalla scena internazionale e di ritirarsi in un isolamento austero e rigoglioso. Quei pochi chilometri di distanza soprattutto per i pugliesi divennero una sorta di Muro di Berlino invisibile.
Carmine Fornari con leggerezza e poesia racconta proprio una di queste vicende e sui visi puliti e giovani di Michele Venitucci e Sarah Baumann (due nuovi attori da tenere d’occhio!) e sulle rughe dei volti di Piera Degli Esposti e Flavio Bucci (sempre di impareggiabile bravura), come i diversi quadri dei raccontastorie, ci mostra luoghi e personaggi al di là del mare dove si dice che “se il sole non è troppo alto e l’afa ed il caldo sono ancora lontani si può vedere, se uno stringe gli occhi, l’altra costa, quella albanese e lì in fondo, quasi indefinibili, i ricordi di amori lontani, di incontri improbabili, di pesche miracolose lì,al di là del mare, dove tutte le storie sono possibili.”


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