Regia di Carmine Fornari vedi scheda film
“Hotel Dajti”: una storia che, scritta e diretta con mano più salda, poteva diventare “la” storia di questa Italia di fine/inizio millennio; ma, sceneggiata in modo delirante (a cominciare dall’”invecchiamento” degli attori: nel film passano 54 anni, a voi giudicare se in modo verosimile) e girata con ambizioni esageratamente poetiche, cade nell’assurdo. Un ragazzo pugliese (e forse orfano) viene rapito e portato in Albania da un balordo che è convinto di essere suo fratello; la madre (albanese) di costui sta morendo, e il nostro eroe dovrà ritrovare l’uomo (italiano), il sedicente “mago d’Aquino”, che nel lontano 1938 l’aveva amata e aveva fatto di lei un’artista. Dalla Puglia degli scafisti all’Albania di un’improbabile “belle epoque”, la vertigine storica è affascinante ma avrebbe bisogno di ben altra solidità narrativa. Flavio Bucci e Piera Degli Esposti fanno quello che possono (non moltissimo).
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta