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The Substance

Regia di Coralie Fargeat vedi scheda film

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La recensione su The Substance

di Gangs 87
8 stelle

Elisabeth Sparkle, ex attrice e premio Oscar, è in declino. Ha ormai compiuto cinquant’anni e, proprio il giorno del suo compleanno, ha scoperto che ben presto verrà rimpiazzata nell’unica cosa che le è rimasta: il suo programma di aerobica in tv. Avvilita e incapace di dare una svolta alla sua vita viene a conoscenza di The substance un siero di ringiovanimento, venduto nel mercato nero. Il siero non ringiovanisce direttamente la persona, bensì ne genera una versione più giovane e perfetta. C’è un'unica regola: condividere il tempo. Una settimana per uno, una settimana per l'altro. Senza eccezioni. Ma cosa accadrebbe se una delle due decidesse di violare la regola?

 

Coralie Fargeat crea una sceneggiatura ipnotica e la trasforma in immagini che difficilmente vi toglierete dalla testa. Partendo dall’idealizzazione della giovinezza, passando per l’ossessione di un corpo che invecchia non senza citare l’incapacità umana di accettare il tempo che passa, Coralie Fargeat, dirige un film allucinatorio e allucinante.

Recuperato dopo diverso tempo dalla sua uscita in sala, evitato per i commenti schifiltosi che leggevo e sentivo in giro, terrorizzata dalla possibilità non solo di essere delusa ma anche di uscirne disgustata, ho deciso, in un impeto di coraggio, di vedere questo film… e meno male!

 

Se pensiamo quanto sia difficile creare una storia con un innesto fantascientifico, che possa al contempo non sembrare assurda e per di più essere anche coinvolgente, e guardando il film della Fargeat ci troviamo una concatenazione (quasi) perfetta, di tutti e tre questi elementi, ne conveniamo che siamo di fronte ad un piccolo gioiellino.

 

Ho trovato straordinario il modo in cui i fatti narrati si incastrassero e concatenassero alla perfezione. In particolar modo mi ha stupito come le regole create, per il siero ringiovanente, siano state pensate e non banali; così come mi ha stupito non trovarci l’inghippo, il dettaglio celato, omesso o non considerato (e vi assicuro che ho guardato la pellicola con l’intenzione di trovarlo) che avrebbe rovinato il film e invece… udite, udite, non c’è. Coralie Fargeat sembra aver pensato proprio a tutto.

 

E poi quei colori pastello del mondo idilliaco di Sue (la versione giovane di Elisabeth) in netta contrapposizione coi i colori scuri e tetri del mondo di Elisabeth, quelle inquadrature ravvicinate che ingigantiscono dettagli, il sublime utilizzo della macchina da presa e i numerosi omaggi a capolavori del cinema, fatti in modo così puliti, rispettosi e belli da guardare che non disturbano mai.

 

E poi c’è lei Demi Moore, che si muove tra poster e gigantografie che ne esaltano il fisico, ancora in formissima eppure non soddisfacente per la sua Elisabeth, che ne ricordano i fasti. Lei, Demi Moore che giganteggia in un film in cui facilmente potrebbe riconoscersi, recitando in modo impeccabile, senza sbavature. È indubbio che anche quando in scena appare la più giovane e avvenente Margaret Qualley è sempre lei, Demi Moore, a tenere banco pur non riuscendo, da un certo momento in poi, a tenere le redini del gioco.

 

Insomma Coralie Fargeat dirige un film perfetto fino a venti minuti dalla fine poi, in quegli ultimi venti minuti, disturbanti e splatter in modo così eccessivo, gioca e scrive il destino della pellicola. Non fosse per tutto quello di cui sopra, il film sarebbe caduto nell’abisso del ridicolo eppure, vi dirò, anche quegli eccessi finali, per quando importunanti finiscono per collocarsi bene all’interno della trama fino ad allora raccontata.

 

Per quanto io abbia comunque poco sofferto questo finale… ci tengo a specificarlo.

 

In conclusione: andata a vedere The substance. Non ve ne pentirete.

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