Regia di Coralie Fargeat vedi scheda film
La perfetta decostruzione dello star system edonista.
A quanto pare se un film è chiacchierato e discusso la gente andrebbe a vederlo pure alle 23:00 se necessario. Sabato era alle 22:30, ma vabbè. THE SUBSTANCE della francesina Coralie Fargeat, già autrice dello splendido Revenge. Posso dire che come inquadra i culi lei senza sembrare volgare nessuno mai…!? Ma vabbè anche questo…
La dimenticata star hollywoodiana Elisabeth Sparkie, ormai cinquantenne e licenziata dal programma televisivo di aerobica per mano dello squallido produttore Harvey, dopo un incidente d’auto riceve dall’infermiere una chiavetta con dentro un video e i dati per entrare nel programma di ringiovanimento. Una volta ottenuto il pacco con le attrezzature si inietta il liquido e fuori esce da lei una giovane e bellissima ragazza. Inebriata dalla ritrovata gioventù e ribattezzatasi Sue riacquisterà le attenzioni perdute e nuovi ingaggi. Essendo però “una sola” dovrà però ogni sette giorni ritornare nel suo vecchio corpo per non creare scompensi fisici, per poi ripetere la procedura su sua richiesta. La situazione sfuggirà di mano quando la versione giovane prenderà sempre di più il sopravvento fino a conseguenze mostruosamente folli.
Nulla da dire nella tecnica, praticamente inattaccabile. Dalla fotografia pop al sonoro impattante, dal montaggio serrato alle inquadrature studiate a tavolino, dal trucco fantastico al surreale grottesco veramente impressionante. Ovviamente nella messinscena si trovano molte citazioni di grandi maestri e autori come Kubrick, Lynch, Cronenberg, Polanski, Yuzna, Jackson, Zemeckis eccetera. Senza però dimenticare una sostanza completamente Fargeatiana che va’ a parare sul maschilismo, l’edonismo tossico e la forza femminista. Qui ci aggiunge pure una critica allo star system e il ruolo della donna in quel mondo, l’accettazione di se stesse, il conflitto tra la parte ideale e la parte razionale e la bellezza interiore sempre più consumata dall’involucro superficiale.
Certo, la figura del maschio non è completamente demonizzata dato che ci sono due personaggi significativi che rappresentano sia la ragione che una via di fuga alternativa da questa spirale, ma dove purtroppo l’ossessione e l’odio per se stesse risultano essere troppo forti. Un finale decisamente folle, grottesco, esplosivo, riflessivo e liberatorio.
Demi Moore incredibile, ancora una splendida sessantenne sia chiaro! Margaret Qualley ipnotica e seducente quanto schiappettante e respingente. Dennis Quaid azzeccato.
In due o tre punti capita una forzatura e che il surreale non è proprio distaccato dalla realtà senza un’omogeneità compatta al 100%, ma qui si va’ quasi a cercare il pelo nell’uovo. E anche qui l’uovo è bello narrante.
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