Regia di Coralie Fargeat vedi scheda film
Un body horror coi fiocchi.
Un body horror coi fiocchi.
Film del 2024 diretto dalla parigina Coralie Fargeat (già regista di quel Revenge del 2017) e vincitore del premio per la miglior sceneggiatura alla settantasettesima edizione del Festival di Cannes, The Substance racconta la storia di Elisabeth Sparkle (Demi Moore), una ex stella del cinema ridottasi a tenere corsi di aerobica in tv per un pubblico over 50. Non sopportando l'avanzare dell'età, Elisabeth decide di sottoporsi ad un trattamento sperimentale che prevede l'utilizzo della "Sostanza". La misteriosa miscela chimica crea una versione migliore di lei, più giovane, più bella, "più perfetta", chiamata Sue (Margaret Qualley). Tuttavia, le cose inizieranno a prendere una piega sempre più sinistra.
Sicuramente The Substance presenta una trama estremamente semplice e lineare, perfettamente comprensibile e priva di ambiguità. Eppure, le tematiche messe sul piatto da Coralie Fargeat sono molteplici e tutte interessanti. Stiamo vivendo nell'epoca dell'apparenza, della bellezza a tutti i costi, non tolleriamo più le imperfezioni né i difetti corporei, abbiamo paura di invecchiare, di osservare impotenti il nostro passato svanire. L'ossessione narcisistica colpisce prevalentemente (ma non solo) le donne, che sono il vero oggetto d'analisi del film. Circondate da una società maschilista che le considera solo dal punto di vista estetico e che non esita a liberarsene una volta passata l’età della giovinezza, ricorrono ai più disparati trattamenti, nel tentativo di conservare, o recuperare in questo caso, quell'aspetto fisico che è la sola cosa che conta. The Substance si scaglia con livore contro tutto questo, puntando a demolire pezzo per pezzo la patina bugiarda che ricopre la vera essenza delle cose e lo fa sfoggiando una regia meravigliosa. Visibilmente ispirata dal genio di Kubrick, Coralie Fargeat è elegante nella messa in scena, valorizza la profondità di campo, crea un senso di alienante inquietudine grazie ai suoi corridoi infiniti, alle sue stanze vuote, al suo asettico bagno, luogo questo di metamorfosi al pari de La Mosca. Ebbene sì, anche la presenza del maestro Cronenberg si farà ben sentire durante la visione. Tuttavia, accanto all'eleganza, prende posto anche la cura per i dettagli e per i particolari. Fargeat gioca con le immagini, inquadrando a volte un sorriso, una mano, un piatto di uova, una bocca, una pastiglia che si scioglie nell'acqua. Lo spirito ludico che anima la pellicola si accompagna però alla violenza di corpi che si trasformano. Ma è una violenza mai fine a sé stessa, in quanto sempre giustificata dal messaggio che intende trasmettere. Un messaggio di sole immagini. Nel film si parla poco, non ci sono tanti dialoghi, perché la regista ha scelto di comunicare attraverso le inquadrature, il montaggio, il suono (molto curato, tra l'altro). Eppure, tutto è così chiaro alla fine del film. Giunti ai titoli di coda, abbiamo ben compreso il senso e ne siamo soddisfatti.
A rendere speciale e godibile al massimo questo grande film ci pensano, poi, gli ottimi effetti speciali e la recitazione dei tre attori centrali. Demi Moore è perfettamente calata nella parte e si è rivelata la giusta scelta, complice il suo essere stata, in passato, un sex symbol, che però ha ancora da dire e da dare, al pubblico. La modella e attrice Margaret Qualley è una degna metà della protagonista e convince fino alla fine. Dennis Quaid, infine, pur non essendo troppo presente sullo schermo e nonostante fosse la seconda scelta, dopo il tristemente scomparso Ray Liotta, ci regala un personaggio squisitamente viscido, emblema della misoginia del mondo dello spettacolo mainstream. Tutti sono al loro posto e tutto scorre perfettamente per le più di due ore di durata, che difficilmente pesano sulla pazienza dello spettatore.
The Substance è un film eccellente che passa dal sondare corpi perfetti e sensuali all'esibizione più cruda, sporca e scioccante di trasformazioni fuori controllo. Il tutto con lo scopo di farci riflettere e non semplicemente intrattenere. Coralie Fargeat ha confezionato un lungometraggio (anche) femminista che costruisce, con un ritmo perfetto e mai soporifero, un canone estetico accettabile per poi farlo a pezzi. Schierato contro una società dagli standard assurdi, il film ha molto da dire e da mostrare. E non avremmo potuto chiedere di meglio.
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